During the fascist dictatorship, the women’s participation in sport activities was in con-trast with for the model of woman as “angelo del focoloare” and mother of soldiers. An evidence is given by the non-participation of Italian female athletes at the 1932 Olympic Games. Fascism, however, paid great attention to sport, exploiting it for both education of masses and propaganda. In such a way Mussolini’s regime launched a model which later would have been used by a number of dictators (think to the Nazi Germany, to the communist regimes during the Cold War, to the Latin-American dictatorships). The story of Ondina Valla – winner of the 80 metres hurdles race at the 1936 Olympic Games - en-compasses this contradiction, because on the one hand the government wanted to use her successes for political purpose; on the other hand, she was a figure which did not reflect the conception of the ideal woman endorsed by fascist ideology. The 1936 Olympic victory contributed, at least in part, to change the perception of women’s sport and, more in general, of the women’s role in society by the public opinion.

Negli anni del regime fascista l’ideale della donna come «angelo del focolare» si conci-liava male con la partecipazione femminile alle attività sportive. Il fascismo, tuttavia, riservò una grande attenzione allo sport, servendosene sia come fattore di educazione e socializzazione delle masse, sia come veicolo di propaganda. La vicenda di Ondina Valla – vincitrice della corsa degli 80 metri a ostacoli alle Olim-piadi del 1936 – racchiude in sé questa contraddizione, giacché da un lato il regime in-tendeva utilizzare a livello propagandistico i successi dell’atleta, dall’altro si trovava di fronte a una figura che non rifletteva il modello di donna che si voleva imporre. La vicenda di Ondina Valla – vincitrice della corsa degli 80 metri a ostacoli alle Olim-piadi del 1936 – racchiude in sé questa contraddizione, giacché da un lato il regime voleva utilizzare a livello propagandistico i successi dell’atleta, dall’altro si trovava di fronte a una figura che non rifletteva l’ideale di donna che si voleva imporre. Il successo olimpico del 1936 contribuì, almeno in parte, a cambiare la percezione dello sport femminile e, più in generale, del ruolo della donna nella società da parte della pub-blica opinione.

«Arrivederci a Tokyo». Ondina Valla e lo sport femminile durante il fascismo

Giuseppe D'Angelo;Erminio Fonzo
2017-01-01

Abstract

During the fascist dictatorship, the women’s participation in sport activities was in con-trast with for the model of woman as “angelo del focoloare” and mother of soldiers. An evidence is given by the non-participation of Italian female athletes at the 1932 Olympic Games. Fascism, however, paid great attention to sport, exploiting it for both education of masses and propaganda. In such a way Mussolini’s regime launched a model which later would have been used by a number of dictators (think to the Nazi Germany, to the communist regimes during the Cold War, to the Latin-American dictatorships). The story of Ondina Valla – winner of the 80 metres hurdles race at the 1936 Olympic Games - en-compasses this contradiction, because on the one hand the government wanted to use her successes for political purpose; on the other hand, she was a figure which did not reflect the conception of the ideal woman endorsed by fascist ideology. The 1936 Olympic victory contributed, at least in part, to change the perception of women’s sport and, more in general, of the women’s role in society by the public opinion.
2017
Negli anni del regime fascista l’ideale della donna come «angelo del focolare» si conci-liava male con la partecipazione femminile alle attività sportive. Il fascismo, tuttavia, riservò una grande attenzione allo sport, servendosene sia come fattore di educazione e socializzazione delle masse, sia come veicolo di propaganda. La vicenda di Ondina Valla – vincitrice della corsa degli 80 metri a ostacoli alle Olim-piadi del 1936 – racchiude in sé questa contraddizione, giacché da un lato il regime in-tendeva utilizzare a livello propagandistico i successi dell’atleta, dall’altro si trovava di fronte a una figura che non rifletteva il modello di donna che si voleva imporre. La vicenda di Ondina Valla – vincitrice della corsa degli 80 metri a ostacoli alle Olim-piadi del 1936 – racchiude in sé questa contraddizione, giacché da un lato il regime voleva utilizzare a livello propagandistico i successi dell’atleta, dall’altro si trovava di fronte a una figura che non rifletteva l’ideale di donna che si voleva imporre. Il successo olimpico del 1936 contribuì, almeno in parte, a cambiare la percezione dello sport femminile e, più in generale, del ruolo della donna nella società da parte della pub-blica opinione.
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