Si presenta un caso di studio (ricerca in itinere) di particolare interesse, che illustra come il rinvenimento e lo scavo di un bene culturale, i siti archeologici di Castelluccio di S. Mauro La Bruca e Pisciotta (Salerno), permetta di ricostruire le modalità di formazione e delimitazione dei paesaggi antichi. Gli indicatori cultuali della territorializzazione diventano significativi al massimo grado in aree di contatto fra etnie diverse: grazie ad essi si individua il peso di discrimini geografici che segnano una cesura tra diversi comportamenti simbolici ed economici in aree simili dal punto di vista pedologico e oroidrografico. La caratterizzazione delle aree di confine tra il VI e i IV secolo a.C. di un vasto settore costiero tirrenico, tra Poseidonia-Paestum a nord e l’odierno confine calabro-lucano a sud, ha risvolti apprezzabili ancor oggi, con significativi ritorni nelle attuali confinazioni amministrative, ma anche netti scollamenti spiegabili con i modi di produzione sociale peculiari delle etnie a contatto. Il ruolo della geomatica negli studi archeologici a dimensione regionale è pertanto strategico perché consente, attraverso la materializzazione e la misura di una rete topografica, di inquadrare i reperti in un sistema di riferimento cartografico con un’accuratezza sub-centimetrica e, attraverso la fotogrammetria, di ottenerne un modello metricamente corretto. L’estrema accuratezza dell’inquadramento cartografico di siti antichi marcatori di liminarità si rivela fondamentale anche per recuperare gli aspetti percettivi di assetti territoriali perduti.
Confini interetnici: il contributo della Geomatica alla ricostruzione degli assetti territoriali di Enotria e Lucania tirrenica fra VI e IV secolo a.C.
Elio De Magistris;DI BENEDETTO, ALESSANDRO;Margherita Fiani
2017
Abstract
Si presenta un caso di studio (ricerca in itinere) di particolare interesse, che illustra come il rinvenimento e lo scavo di un bene culturale, i siti archeologici di Castelluccio di S. Mauro La Bruca e Pisciotta (Salerno), permetta di ricostruire le modalità di formazione e delimitazione dei paesaggi antichi. Gli indicatori cultuali della territorializzazione diventano significativi al massimo grado in aree di contatto fra etnie diverse: grazie ad essi si individua il peso di discrimini geografici che segnano una cesura tra diversi comportamenti simbolici ed economici in aree simili dal punto di vista pedologico e oroidrografico. La caratterizzazione delle aree di confine tra il VI e i IV secolo a.C. di un vasto settore costiero tirrenico, tra Poseidonia-Paestum a nord e l’odierno confine calabro-lucano a sud, ha risvolti apprezzabili ancor oggi, con significativi ritorni nelle attuali confinazioni amministrative, ma anche netti scollamenti spiegabili con i modi di produzione sociale peculiari delle etnie a contatto. Il ruolo della geomatica negli studi archeologici a dimensione regionale è pertanto strategico perché consente, attraverso la materializzazione e la misura di una rete topografica, di inquadrare i reperti in un sistema di riferimento cartografico con un’accuratezza sub-centimetrica e, attraverso la fotogrammetria, di ottenerne un modello metricamente corretto. L’estrema accuratezza dell’inquadramento cartografico di siti antichi marcatori di liminarità si rivela fondamentale anche per recuperare gli aspetti percettivi di assetti territoriali perduti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.