Goethe era fuggito dalla Weimar dove lo soffocavano le tante responsabilità di governo e le piccolezze della vita di corte condizionata non più dal Galateo aristocratico ma dall’autocontrollo della morale borghese, dunque una socialità ritirata, privata e ristretta. In Italia si stupisce di fronte a quel mondo loquace e nella prima fase del viaggio si gode lo spettacolo della vita sociale comune e della quotidianità italiana, si diverte, ma non partecipa, non può immedesimarsi. Perché, in fondo, lui resta pur sempre un “viaggiatore nordico” che, con tutta la simpatia, non riesce a superare le distanze da quella strana gente e a Roma si limita a frequentare la cerchia di giovani artisti tedeschi intorno a Tischbein. Nella metropoli napoletana, poi, l’ospite tedesco, privato della protezione dei connazionali, rimane incantato ma anche non poco disorientato, si rende conto di trovarsi in un mondo in cui i parametri della sua percezione sociale non funzionano più. Qui la determinante situazione sociale dell’intra nos negli ambienti elevati della società di corte, diversamente dalla vita sociale del piccolo ducato tedesco di impronta borghese, non deve porsi alcun freno perché sa di non dover rendere conto a nessuno. Il comportamento libero anche in pubblico si traduce nella cerchia ristretta anche nella mancanza di paura di perdere dignità. Goethe ne è veramente turbato e non riesce a capire come persone colte e di rango possano lasciarsi andare tanto e comportarsi da bambini.

"Und es war eine gebildete Gesellschaft!". Goethe turbato dalla socialità napoletana

Stefan Nienhaus
2015-01-01

Abstract

Goethe era fuggito dalla Weimar dove lo soffocavano le tante responsabilità di governo e le piccolezze della vita di corte condizionata non più dal Galateo aristocratico ma dall’autocontrollo della morale borghese, dunque una socialità ritirata, privata e ristretta. In Italia si stupisce di fronte a quel mondo loquace e nella prima fase del viaggio si gode lo spettacolo della vita sociale comune e della quotidianità italiana, si diverte, ma non partecipa, non può immedesimarsi. Perché, in fondo, lui resta pur sempre un “viaggiatore nordico” che, con tutta la simpatia, non riesce a superare le distanze da quella strana gente e a Roma si limita a frequentare la cerchia di giovani artisti tedeschi intorno a Tischbein. Nella metropoli napoletana, poi, l’ospite tedesco, privato della protezione dei connazionali, rimane incantato ma anche non poco disorientato, si rende conto di trovarsi in un mondo in cui i parametri della sua percezione sociale non funzionano più. Qui la determinante situazione sociale dell’intra nos negli ambienti elevati della società di corte, diversamente dalla vita sociale del piccolo ducato tedesco di impronta borghese, non deve porsi alcun freno perché sa di non dover rendere conto a nessuno. Il comportamento libero anche in pubblico si traduce nella cerchia ristretta anche nella mancanza di paura di perdere dignità. Goethe ne è veramente turbato e non riesce a capire come persone colte e di rango possano lasciarsi andare tanto e comportarsi da bambini.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4711357
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