Il legame tra capitalismo e liberalismo, iniziativa economica e libertà individuali, per come si è affermato negli ultimi secoli di evoluzione della civiltà occidentale, si trova ormai ad un punto di massima rottura. L’avvento delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, non più intese soltanto come un mezzo di scambio e diffusione di informazioni, ma come vere e proprie realtà autoreferenziali, che tuttavia permeano la vita di singoli e collettività, rappresenta un ineludibile terreno di indagine, che non va percorso secondo un modello settoriale e specialistico: urge una visione d’insieme. La «libertà tecnologica», ipotetica espressione di un «nuovo» diritto globale di manifestazione del pensiero, nasconde, infatti, altri e più oscuri quesiti: è giustificato, o meno, il prezzo della progressiva riduzione della tutela dei diritti fondamentali per conseguire, tra gli altri, il «ricavo» della comunicazione globale, incessante, ininterrotta? Ed ancora: è accettabile la proporzione diretta tra la crescita della Communication Society e l’incremento dell’opacità sugli attori e detentori della scena del «teatro globale»? Chi e come controlla l’incessante traffico di dati operato dai prestatori di servizi? E che uso ne fa? Le risposte sono molteplici ed ambigue, come ibrido ed eterogeneo è l’ambito in cui si muove la regola giuridica, alla ricerca di un nuovo equilibrio tra libertà economiche, interessi collettivi e prerogative individuali nell’era dell’Homo digitalis. E sullo sfondo appare una libertà sempre più «fragile».

La libertà fragile

Sica Salvatore;Giannone Codiglione Giorgio
2014-01-01

Abstract

Il legame tra capitalismo e liberalismo, iniziativa economica e libertà individuali, per come si è affermato negli ultimi secoli di evoluzione della civiltà occidentale, si trova ormai ad un punto di massima rottura. L’avvento delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, non più intese soltanto come un mezzo di scambio e diffusione di informazioni, ma come vere e proprie realtà autoreferenziali, che tuttavia permeano la vita di singoli e collettività, rappresenta un ineludibile terreno di indagine, che non va percorso secondo un modello settoriale e specialistico: urge una visione d’insieme. La «libertà tecnologica», ipotetica espressione di un «nuovo» diritto globale di manifestazione del pensiero, nasconde, infatti, altri e più oscuri quesiti: è giustificato, o meno, il prezzo della progressiva riduzione della tutela dei diritti fondamentali per conseguire, tra gli altri, il «ricavo» della comunicazione globale, incessante, ininterrotta? Ed ancora: è accettabile la proporzione diretta tra la crescita della Communication Society e l’incremento dell’opacità sugli attori e detentori della scena del «teatro globale»? Chi e come controlla l’incessante traffico di dati operato dai prestatori di servizi? E che uso ne fa? Le risposte sono molteplici ed ambigue, come ibrido ed eterogeneo è l’ambito in cui si muove la regola giuridica, alla ricerca di un nuovo equilibrio tra libertà economiche, interessi collettivi e prerogative individuali nell’era dell’Homo digitalis. E sullo sfondo appare una libertà sempre più «fragile».
2014
9788849528442
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4711564
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