Al di là dei risultati storici e storiografici consegnati per sempre al patrimonio della nostra civiltà da Francesco De Sanctis, il presente contributo punta a sottolineare quella parte del metodo critico desanctisiano ancora vitale e utilizzabile, se non indispensabile, nel ventunesimo secolo per il lettore e l’interprete dei testi letterari. E lo fa con l’analisi di un saggio non tra i maggiori della sua opera omnia, La «Fedra» di Racine, pubblicato la prima volta nel 1856 («Rivista contemporanea», a. III, vol. V, pp. 597-615). La scelta non è casuale sia perché il tema è di tal natura da attenuare la caratterizzazione, presente in tutti gli scritti desanctisiani, della concezione tutta politica della letteratura come voce e anima d’un popolo, sia perché in questo saggio i principi vitali del metodo che egli ha lasciato in eredità sono trattati con stringatezza didattica che valorizza la lezione e con lucidità più semplice e lineare che altrove.

Eredità desanctisiane nella moderna lettura della «Phèdre» di Racine

Irene Chirico
2017-01-01

Abstract

Al di là dei risultati storici e storiografici consegnati per sempre al patrimonio della nostra civiltà da Francesco De Sanctis, il presente contributo punta a sottolineare quella parte del metodo critico desanctisiano ancora vitale e utilizzabile, se non indispensabile, nel ventunesimo secolo per il lettore e l’interprete dei testi letterari. E lo fa con l’analisi di un saggio non tra i maggiori della sua opera omnia, La «Fedra» di Racine, pubblicato la prima volta nel 1856 («Rivista contemporanea», a. III, vol. V, pp. 597-615). La scelta non è casuale sia perché il tema è di tal natura da attenuare la caratterizzazione, presente in tutti gli scritti desanctisiani, della concezione tutta politica della letteratura come voce e anima d’un popolo, sia perché in questo saggio i principi vitali del metodo che egli ha lasciato in eredità sono trattati con stringatezza didattica che valorizza la lezione e con lucidità più semplice e lineare che altrove.
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