Eugenio Imbriani licenzia alle stampe un volume di riflessioni antropologiche tanto profondo quanto divertente. Riflessivo e autocritico (disciplinarmente e personalmente) fin dalla copertina. Blu su blu campeggia il titolo: “La strega falsa”, corpo 50, giustificato a sinistra. A destra un particolare del dipinto di Pablo Picasso, del suo “periodo rosa”: Famiglia di saltimbanchi. Certo, è solo un particolare, ma rinvia ancora una volta ad una sorta di contiguità con il lavoro precedente, a quell’ironia antropologica che Imbriani, metabolizzando l’insegnamento di Geertz, definisce “la distanza tra le aspettative, i desideri, le conoscenze, le strategie i sentimenti dei personaggi che recitano sulla scena etnografica: è una distanza che talvolta si fa evidente, talaltra resta latente e spinge le persone ad agire ‘come se’, stando al gioco, gestendo, volenti o nolenti, il disagio o il malinteso, o cedendo (può succedere), al rifiuto e alla voglia di fuga” (Imbriani 2014: 3).

Recensione: Eugenio Imbriani, La strega falsa. Distinzioni e distorsioni in antropologia, Progedit, Bari, 2017

vincenzo esposito
2017-01-01

Abstract

Eugenio Imbriani licenzia alle stampe un volume di riflessioni antropologiche tanto profondo quanto divertente. Riflessivo e autocritico (disciplinarmente e personalmente) fin dalla copertina. Blu su blu campeggia il titolo: “La strega falsa”, corpo 50, giustificato a sinistra. A destra un particolare del dipinto di Pablo Picasso, del suo “periodo rosa”: Famiglia di saltimbanchi. Certo, è solo un particolare, ma rinvia ancora una volta ad una sorta di contiguità con il lavoro precedente, a quell’ironia antropologica che Imbriani, metabolizzando l’insegnamento di Geertz, definisce “la distanza tra le aspettative, i desideri, le conoscenze, le strategie i sentimenti dei personaggi che recitano sulla scena etnografica: è una distanza che talvolta si fa evidente, talaltra resta latente e spinge le persone ad agire ‘come se’, stando al gioco, gestendo, volenti o nolenti, il disagio o il malinteso, o cedendo (può succedere), al rifiuto e alla voglia di fuga” (Imbriani 2014: 3).
2017
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4715687
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