Introduzione: Il nostro contributo si articola intorno a due prospettive teoriche: • gli studi di Piaget (1928, 1952, 1954), secondo cui i bambini affetti da autismo raggiungono le competenze di concettualizzazione degli oggetti nella quinta fase dello sviluppo senso-motorio, e alcuni studi successivi, che hanno evidenziato come si possano considerare, come indice predittivo, il numero e il tipo di azioni diverse prodotte dai bambini affetti da autismo durante un'attività ricreativa. Queste azioni possono non sempre seguire le stesse fasi dello sviluppo tipico (McDuffie, 2015); • gli studi che riguardano la canonicità dell’oggetto, secondo cui le funzioni canoniche sono acquisite come un fenomeno normativo durante le interazioni sociali, anche se la comprensione cognitiva di tale status è un prerequisito. Inoltre, vi è la prova che le funzioni canoniche vengano acquisite durante le interazioni bambino-adulto (Leontiev, 1981; Costall, 1997; Moro, 2011, 2014; Rodríguez & Moro, 1998; Sinha & Rodríguez, 2008). Obiettivo: questo studio si è concentrato sulla manipolazione degli oggetti da parte di bambini con sospetto disordine dello spettro di autismo con l'obiettivo di mostrare come gli oggetti possano essere considerati alla stregua di agenti attivi dello scambio interpersonale tra adulto e soggetto autistico. Questo obiettivo si fonda sul alcuni presupposti della cognizione situata ed in particlare della prospettiva sociomateriale Partecipanti: Tre bambini con sospetto disturbo dello spettro autistico (di età compresa tra 20 e 24 mesi). Metodo partendo dall'approccio classico di Piaget allo stadio senso-motorio, lo studio si è concentrato su di un'interpretazione socio-materiale, assumendo che alcuni modelli di interazione che coinvolgono la manipolazione degli oggetti possano creare uno spazio che supporta la relazione adulto-bambino. Attraverso osservazioni videoregistrate di segni verbali e non verbali, durante una sessione di gioco libero (organizzato), ogni bambino ha manipolato, in presenza di un adulto, sette piccoli blocchi di plastica colorata. Le osservazioni sono state trascritte con una checklist ad hoc composta da 14 items, compreso il contatto visivo e la costruzione della torre dei blocchetti del giocattolo (ispirata alla sezione B dello strumento “CHAT procedure”). Risultati: Le osservazioni hanno evidenziato quanto segue: 1) il gioco sensoriale e realistico è stato osservato in tutti e tre i bambini; 2) ci sono state alcune interessanti indicazioni che gli oggetti fungono da mediatori concreti nello spazio intersoggettivo tra adulto e bambino; 3) alcuni aspetti dell’attenzione dei bambini sono stati visibilmente mediati dall'oggetto. Discussione e conclusioni: i tre bambini hanno esibito una sequenza particolare delle azioni. In primo luogo, hanno manipolato i blocchi attraverso la sperimentazione attiva; in secondo luogo, è stata osservata una pausa durante la quale i bambini hanno esaminato i blocchi per determinare il modo migliore per continuare l'interazione; e, infine, i bambini hanno monitorato l'attenzione degli adulti tramite contatto visivo o attraverso la manipolazione dei blocchi. Quest’ultima azione indica, secondo noi, che l'oggetto diviene un mediatore di reciproca attenzione tra adulto e bambino ed è stata, perciò, denominata "attenzione mediata dall'oggetto".

Il ruolo degli oggetti per il bambino autistico analizzato in prospettiva socio materiale.

IANNACCONE, Antonio
Membro del Collaboration Group
;
Savarese G.
Membro del Collaboration Group
;
2018-01-01

Abstract

Introduzione: Il nostro contributo si articola intorno a due prospettive teoriche: • gli studi di Piaget (1928, 1952, 1954), secondo cui i bambini affetti da autismo raggiungono le competenze di concettualizzazione degli oggetti nella quinta fase dello sviluppo senso-motorio, e alcuni studi successivi, che hanno evidenziato come si possano considerare, come indice predittivo, il numero e il tipo di azioni diverse prodotte dai bambini affetti da autismo durante un'attività ricreativa. Queste azioni possono non sempre seguire le stesse fasi dello sviluppo tipico (McDuffie, 2015); • gli studi che riguardano la canonicità dell’oggetto, secondo cui le funzioni canoniche sono acquisite come un fenomeno normativo durante le interazioni sociali, anche se la comprensione cognitiva di tale status è un prerequisito. Inoltre, vi è la prova che le funzioni canoniche vengano acquisite durante le interazioni bambino-adulto (Leontiev, 1981; Costall, 1997; Moro, 2011, 2014; Rodríguez & Moro, 1998; Sinha & Rodríguez, 2008). Obiettivo: questo studio si è concentrato sulla manipolazione degli oggetti da parte di bambini con sospetto disordine dello spettro di autismo con l'obiettivo di mostrare come gli oggetti possano essere considerati alla stregua di agenti attivi dello scambio interpersonale tra adulto e soggetto autistico. Questo obiettivo si fonda sul alcuni presupposti della cognizione situata ed in particlare della prospettiva sociomateriale Partecipanti: Tre bambini con sospetto disturbo dello spettro autistico (di età compresa tra 20 e 24 mesi). Metodo partendo dall'approccio classico di Piaget allo stadio senso-motorio, lo studio si è concentrato su di un'interpretazione socio-materiale, assumendo che alcuni modelli di interazione che coinvolgono la manipolazione degli oggetti possano creare uno spazio che supporta la relazione adulto-bambino. Attraverso osservazioni videoregistrate di segni verbali e non verbali, durante una sessione di gioco libero (organizzato), ogni bambino ha manipolato, in presenza di un adulto, sette piccoli blocchi di plastica colorata. Le osservazioni sono state trascritte con una checklist ad hoc composta da 14 items, compreso il contatto visivo e la costruzione della torre dei blocchetti del giocattolo (ispirata alla sezione B dello strumento “CHAT procedure”). Risultati: Le osservazioni hanno evidenziato quanto segue: 1) il gioco sensoriale e realistico è stato osservato in tutti e tre i bambini; 2) ci sono state alcune interessanti indicazioni che gli oggetti fungono da mediatori concreti nello spazio intersoggettivo tra adulto e bambino; 3) alcuni aspetti dell’attenzione dei bambini sono stati visibilmente mediati dall'oggetto. Discussione e conclusioni: i tre bambini hanno esibito una sequenza particolare delle azioni. In primo luogo, hanno manipolato i blocchi attraverso la sperimentazione attiva; in secondo luogo, è stata osservata una pausa durante la quale i bambini hanno esaminato i blocchi per determinare il modo migliore per continuare l'interazione; e, infine, i bambini hanno monitorato l'attenzione degli adulti tramite contatto visivo o attraverso la manipolazione dei blocchi. Quest’ultima azione indica, secondo noi, che l'oggetto diviene un mediatore di reciproca attenzione tra adulto e bambino ed è stata, perciò, denominata "attenzione mediata dall'oggetto".
2018
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4715720
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