Il saggio (il cui titolo è ispirato da una nota sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 1931), nel prendere le mosse dal fondamentale interrogativo circa la calcolabilità dei tempi e degli esiti delle liti giudiziarie, affronta il tema della difficile vigenza del principio della certezza del diritto, con particolare attenzione al pensiero di Calamandrei e alle influenze che su di esso esercitò il relativismo etico kelseniano. La problematica viene analizzata alla luce dell’esperienza dell’ordinamento giuridico romano, osservato nelle sue varie, diversissime, epoche, in cui si registrò una crescente attenzione verso il problema della certezza del diritto, con sempre più numerose iniziative istituzionali, fino ad arrivare alle codificazioni del V e del VI sec. d.C. e, soprattutto, agli interventi di Giustiniano. La riflessione si sofferma poi specificamente sull’aspetto processuale, delineando le differenze tra ordo e cognitiones extra ordinem, in ambito civile e in ambito criminale. Attraverso l’esame della tradizione storica viene quindi suggerita la strada per l’individuazione di rimedi atti a garantire alla persona umana almeno un ‘diritto alla sicurezza’, che, nei suoi contenuti, contempli anche la limitazione, per quanto possibile, dell’imprevedibilità delle decisioni dei giudici.

'Habent sua sidera lites': sulla storia dell'imponderabile nell'avventura processuale

Laura Solidoro
2018-01-01

Abstract

Il saggio (il cui titolo è ispirato da una nota sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 1931), nel prendere le mosse dal fondamentale interrogativo circa la calcolabilità dei tempi e degli esiti delle liti giudiziarie, affronta il tema della difficile vigenza del principio della certezza del diritto, con particolare attenzione al pensiero di Calamandrei e alle influenze che su di esso esercitò il relativismo etico kelseniano. La problematica viene analizzata alla luce dell’esperienza dell’ordinamento giuridico romano, osservato nelle sue varie, diversissime, epoche, in cui si registrò una crescente attenzione verso il problema della certezza del diritto, con sempre più numerose iniziative istituzionali, fino ad arrivare alle codificazioni del V e del VI sec. d.C. e, soprattutto, agli interventi di Giustiniano. La riflessione si sofferma poi specificamente sull’aspetto processuale, delineando le differenze tra ordo e cognitiones extra ordinem, in ambito civile e in ambito criminale. Attraverso l’esame della tradizione storica viene quindi suggerita la strada per l’individuazione di rimedi atti a garantire alla persona umana almeno un ‘diritto alla sicurezza’, che, nei suoi contenuti, contempli anche la limitazione, per quanto possibile, dell’imprevedibilità delle decisioni dei giudici.
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