Il paesaggio dell’Italia centro-meridionale è scandito da numerose torri, rocche, cinte e castelli posti in centri abitati, sulle coste, alla sommità di colline e montagne, che oggi rappresentano un ricco patrimonio con caratteristiche di particolare fragilità per l’antichità delle strutture, per le difficili condizioni di conservazione, per la collocazione spesso impervia e per la perdita della funzione originaria. Purtroppo, la maggior parte è abbandonata o in fase di lento degrado, in attesa di opere che possano coglierne il contenuto storico e tramandarlo come memoria attiva dell’origine dei luoghi alle generazioni future. I castelli allo stato di rudere rappresentano dei veri e propri palinsesti di tecniche costruttive e stili ormai scomparsi, tracce materiali utili a comprendere l’evoluzione nel tempo del manufatto storico e del contesto circostante. Si tratta di complessi architettonici pensati per una funzione oggi non più esistente ed è quindi sfida difficile adattarli agli usi contemporanei, senza stravolgerne la loro eredità storica. Partendo dallo studio delle caratteristiche principali dell’architettura fortificata, il testo ripercorre in sintesi la storia dell’incastellamento molisano, regione nota per la sua propensione ad essere “terra di castelli”, molti dei quali costruiti nel periodo compreso tra il X e il XIV secolo tra cui il Castello di Roccamandolfi, splendido esempio di fortilizio di epoca longobarda. Il progetto di recupero di un complesso storico rispettoso della storia, del luogo e del paesaggio è una valida risposta all’incuria e all’abbandono e si impone come coraggioso tentativo per la trasmissione al futuro e la valorizzazione di antiche tracce materiali di monumenti, il cui fascino, resistenza e forza lo pongono sull’intangibile linea di confine tra lo scorrere del tempo e l’eternità della materia.
Testimoni di pietra. L’architettura fortificata molisana tra conservazione e riuso
Pasquale Cucco
2018
Abstract
Il paesaggio dell’Italia centro-meridionale è scandito da numerose torri, rocche, cinte e castelli posti in centri abitati, sulle coste, alla sommità di colline e montagne, che oggi rappresentano un ricco patrimonio con caratteristiche di particolare fragilità per l’antichità delle strutture, per le difficili condizioni di conservazione, per la collocazione spesso impervia e per la perdita della funzione originaria. Purtroppo, la maggior parte è abbandonata o in fase di lento degrado, in attesa di opere che possano coglierne il contenuto storico e tramandarlo come memoria attiva dell’origine dei luoghi alle generazioni future. I castelli allo stato di rudere rappresentano dei veri e propri palinsesti di tecniche costruttive e stili ormai scomparsi, tracce materiali utili a comprendere l’evoluzione nel tempo del manufatto storico e del contesto circostante. Si tratta di complessi architettonici pensati per una funzione oggi non più esistente ed è quindi sfida difficile adattarli agli usi contemporanei, senza stravolgerne la loro eredità storica. Partendo dallo studio delle caratteristiche principali dell’architettura fortificata, il testo ripercorre in sintesi la storia dell’incastellamento molisano, regione nota per la sua propensione ad essere “terra di castelli”, molti dei quali costruiti nel periodo compreso tra il X e il XIV secolo tra cui il Castello di Roccamandolfi, splendido esempio di fortilizio di epoca longobarda. Il progetto di recupero di un complesso storico rispettoso della storia, del luogo e del paesaggio è una valida risposta all’incuria e all’abbandono e si impone come coraggioso tentativo per la trasmissione al futuro e la valorizzazione di antiche tracce materiali di monumenti, il cui fascino, resistenza e forza lo pongono sull’intangibile linea di confine tra lo scorrere del tempo e l’eternità della materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.