Nella vicenda politica della Seconda Repubblica le elezioni parlamentari del 2013 hanno rappresentato un punto di rottura. Prima di allora, a partire dalle consultazioni del 1994, il formato della competizione era stato senza eccezione di tipo bipolare. Per quanto sfidati da altri partiti e da altre coalizioni, centrodestra e centrosinistra avevano sempre ottenuto insieme una percentuale preponderante dei voti espressi dagli italiani. E per una lunga fase solo centrodestra e centrosinistra si erano alternati alla guida del governo. Le elezioni del 2013 hanno mutato questo assetto ventennale. Tutti i principali partiti della Seconda Repubblica in quella occasione hanno ottenuto risultati modesti, e nel caso di Forza Italia drammaticamente inferiori rispetto alle percentuali ottenute nel 2008. A fronte di questo sostanziale insuccesso collettivo, il Movimento 5 Stelle – al suo primo cimento di livello nazionale – raggiungeva un risultato eccezionale ed entrava in parlamento con gruppi parlamentari di dimensioni tali da bloccare la consolidata contrapposizione di tipo bipolare fra centrodestra e centrosinistra. Nel corso della legislatura, la formazione dopo trattative in parlamento di tre governi a guida di esponenti del Partito Democratico, ma espressione di una coalizione “di larghe intese” comprendente rappresentanti eletti nel centrodestra, sanciva la fine del bipolarismo. Dal punto di vista della struttura del sistema dei partiti, tutto sommato le elezioni del 4 marzo 2018 studiate negli articoli compresi in questo volume non hanno comportato grandi cambiamenti. Come nel 2013, la competizione elettorale ancora basata su tre poli – centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle – ha prodotto un parlamento a sua volta tripolare, dove nessun partito e nessuna coalizione in lizza alle elezioni disponeva della maggioranza necessaria per formare il governo. E, di nuovo, la formazione del governo ha richiesto una faticosa trattativa fra le forze presenti in parlamento. È a questo punto che le novità intervenute in occasione delle elezioni del 2018 hanno assunto un’eccezionale importanza. I risultati ottenuti dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega (non più Nord) infatti permettevano la realizzazione di maggioranze parlamentari inedite rispetto al passato. E così, dopo settimane di trattative e di tentativi falliti, vedeva la luce l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, basato sul sostegno parlamentare dei due partiti che avevano “vinto” (si legga: guadagnato voti rispetto alle elezioni precedenti). Il governo Conte costituisce una novità a livello europeo. Innanzitutto, nella maggior parte dei sistemi politici delle democrazie consolidate, la crisi dei partiti tradizionali è accompagnata dalla crescita di un partito populista, perlopiù di estrema destra. Dopo le elezioni del 2013, in Italia operano invece due partiti populisti di notevoli dimensioni. Peraltro, mentre la Lega nazionale e sovranista di Matteo Salvini è abbastanza facilmente accostabile ad analoghi partiti da tempo attivi in altri paesi, il Movimento 5 Stelle costituisce un’esperienza inedita, largamente collegata allo specifico contesto italiano. Ma probabilmente più importante è la seconda caratteristica del populismo Italian style. Sovente i partiti populisti sono relegati all’opposizione dal cordon sanitaire predisposto dai partiti tradizionali, come è finora accaduto in Francia. In alternativa, con la possibile eccezione del governo Tsipras in Grecia, essi entrano come partner minori in coalizioni di governo guidate da altri partiti, secondo la attuale pratica austriaca. I due partiti populisti nostrani si sono invece uniti per dare vita ad una coalizione inedita. Inedita intanto dal punto di vista del formato, visto che il nostro paese è stato di solito governato da coalizioni ben più complesse; ma soprattutto inedita dal punto di vista della sua composizione ideologica. Il volume pubblicato a cura della Società Italiana di Studi Elettorali raccoglie parte dei contributi presentati al convegno organizzato presso l’Università di Salerno nel maggio del 2018, realizzato a ridosso delle elezioni di marzo e ad esse dedicato. Gli articoli contenuti nel volume toccano i principali temi emersi dalle analisi dedicate a quelle votazioni. Fra questi temi, vale ricordare la nuova geografia del voto, stabilita dai successi di Lega e M5S e lontanissima dalle pratiche a cui gli elettori italiani erano abituati; l’accertamento delle determinanti territoriali e individuali che hanno guidato gli elettori verso la scelta del partito; la personalizzazione della competizione, generata tanto dalla centralità dei leader di partito nella campagna elettorale che dal ritorno dei candidati nei collegi uninominali; le modalità della comunicazione politico-elettorale; le regole relative all’elettorato, sia attivo che passivo. Inoltre, il volume presenta un’analisi delle elezioni regionali siciliane del novembre 2017, l’ultimo appuntamento di rilievo prima delle elezioni politiche di marzo. I contributi qui raccolti sono stati redatti da ricercatori, si avvalgono di dati originali e presentano un taglio rigorosamente empirico. Nel contempo, lo stile della presentazione dovrebbe rendere i contenuti accessibili a tutti i lettori interessati. In definitiva, buona lettura a tutti.

Le elezioni del 2018. Partiti, candidati, regole e risultati.

FRUNCILLO, Domenico
Conceptualization
;
Felice Addeo
Methodology
2018-01-01

Abstract

Nella vicenda politica della Seconda Repubblica le elezioni parlamentari del 2013 hanno rappresentato un punto di rottura. Prima di allora, a partire dalle consultazioni del 1994, il formato della competizione era stato senza eccezione di tipo bipolare. Per quanto sfidati da altri partiti e da altre coalizioni, centrodestra e centrosinistra avevano sempre ottenuto insieme una percentuale preponderante dei voti espressi dagli italiani. E per una lunga fase solo centrodestra e centrosinistra si erano alternati alla guida del governo. Le elezioni del 2013 hanno mutato questo assetto ventennale. Tutti i principali partiti della Seconda Repubblica in quella occasione hanno ottenuto risultati modesti, e nel caso di Forza Italia drammaticamente inferiori rispetto alle percentuali ottenute nel 2008. A fronte di questo sostanziale insuccesso collettivo, il Movimento 5 Stelle – al suo primo cimento di livello nazionale – raggiungeva un risultato eccezionale ed entrava in parlamento con gruppi parlamentari di dimensioni tali da bloccare la consolidata contrapposizione di tipo bipolare fra centrodestra e centrosinistra. Nel corso della legislatura, la formazione dopo trattative in parlamento di tre governi a guida di esponenti del Partito Democratico, ma espressione di una coalizione “di larghe intese” comprendente rappresentanti eletti nel centrodestra, sanciva la fine del bipolarismo. Dal punto di vista della struttura del sistema dei partiti, tutto sommato le elezioni del 4 marzo 2018 studiate negli articoli compresi in questo volume non hanno comportato grandi cambiamenti. Come nel 2013, la competizione elettorale ancora basata su tre poli – centrodestra, centrosinistra e Movimento 5 Stelle – ha prodotto un parlamento a sua volta tripolare, dove nessun partito e nessuna coalizione in lizza alle elezioni disponeva della maggioranza necessaria per formare il governo. E, di nuovo, la formazione del governo ha richiesto una faticosa trattativa fra le forze presenti in parlamento. È a questo punto che le novità intervenute in occasione delle elezioni del 2018 hanno assunto un’eccezionale importanza. I risultati ottenuti dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega (non più Nord) infatti permettevano la realizzazione di maggioranze parlamentari inedite rispetto al passato. E così, dopo settimane di trattative e di tentativi falliti, vedeva la luce l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, basato sul sostegno parlamentare dei due partiti che avevano “vinto” (si legga: guadagnato voti rispetto alle elezioni precedenti). Il governo Conte costituisce una novità a livello europeo. Innanzitutto, nella maggior parte dei sistemi politici delle democrazie consolidate, la crisi dei partiti tradizionali è accompagnata dalla crescita di un partito populista, perlopiù di estrema destra. Dopo le elezioni del 2013, in Italia operano invece due partiti populisti di notevoli dimensioni. Peraltro, mentre la Lega nazionale e sovranista di Matteo Salvini è abbastanza facilmente accostabile ad analoghi partiti da tempo attivi in altri paesi, il Movimento 5 Stelle costituisce un’esperienza inedita, largamente collegata allo specifico contesto italiano. Ma probabilmente più importante è la seconda caratteristica del populismo Italian style. Sovente i partiti populisti sono relegati all’opposizione dal cordon sanitaire predisposto dai partiti tradizionali, come è finora accaduto in Francia. In alternativa, con la possibile eccezione del governo Tsipras in Grecia, essi entrano come partner minori in coalizioni di governo guidate da altri partiti, secondo la attuale pratica austriaca. I due partiti populisti nostrani si sono invece uniti per dare vita ad una coalizione inedita. Inedita intanto dal punto di vista del formato, visto che il nostro paese è stato di solito governato da coalizioni ben più complesse; ma soprattutto inedita dal punto di vista della sua composizione ideologica. Il volume pubblicato a cura della Società Italiana di Studi Elettorali raccoglie parte dei contributi presentati al convegno organizzato presso l’Università di Salerno nel maggio del 2018, realizzato a ridosso delle elezioni di marzo e ad esse dedicato. Gli articoli contenuti nel volume toccano i principali temi emersi dalle analisi dedicate a quelle votazioni. Fra questi temi, vale ricordare la nuova geografia del voto, stabilita dai successi di Lega e M5S e lontanissima dalle pratiche a cui gli elettori italiani erano abituati; l’accertamento delle determinanti territoriali e individuali che hanno guidato gli elettori verso la scelta del partito; la personalizzazione della competizione, generata tanto dalla centralità dei leader di partito nella campagna elettorale che dal ritorno dei candidati nei collegi uninominali; le modalità della comunicazione politico-elettorale; le regole relative all’elettorato, sia attivo che passivo. Inoltre, il volume presenta un’analisi delle elezioni regionali siciliane del novembre 2017, l’ultimo appuntamento di rilievo prima delle elezioni politiche di marzo. I contributi qui raccolti sono stati redatti da ricercatori, si avvalgono di dati originali e presentano un taglio rigorosamente empirico. Nel contempo, lo stile della presentazione dovrebbe rendere i contenuti accessibili a tutti i lettori interessati. In definitiva, buona lettura a tutti.
2018
9788890781827
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4719758
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