Nel 1955, Bernard Berenson pubblicava Viaggio in Sicilia, il resoconto di un pellegrinaggio laico tra le occasioni del patrimonio artistico e del paesaggio del sud dedicato ai lettori italiani, che allora “scoprivano” lo studioso americano come autore in grado di sperimentare generi eccentrici alla letteratura specialistica. Il Viaggio era un percorso degli occhi e dello spirito tracciato per restituire il Mezzogiorno al tempo storico della nazione, da cui lo separavano le ragioni socio-economiche della “questione meridionale” ma non quelle culturali e profonde dei monumenti, ma anche alla mappa concettuale del Mediterraneo, il paesaggio culturale continuo, da Oriente a Occidente, da Roma alla Grecia, dal Medio Oriente e la Terra Santa al nord Africa, che gli itinerari del viaggio al sud dei grandtouristi del XVIII secolo avevano istruito, prima ancora dei modelli geo-storici degli specialisti, nella nozione di “umanesimo mediterraneo”. Una nozione carica di ambiguità e decisamente eurocentrica, ma che per Berenson compone le contraddizioni nella lingua universale della rappresentazione visiva come funzione eterna della razza umana.

Verso Sud. Bernard Berenson e il "Viaggio in Sicilia"

antonella trotta
2018-01-01

Abstract

Nel 1955, Bernard Berenson pubblicava Viaggio in Sicilia, il resoconto di un pellegrinaggio laico tra le occasioni del patrimonio artistico e del paesaggio del sud dedicato ai lettori italiani, che allora “scoprivano” lo studioso americano come autore in grado di sperimentare generi eccentrici alla letteratura specialistica. Il Viaggio era un percorso degli occhi e dello spirito tracciato per restituire il Mezzogiorno al tempo storico della nazione, da cui lo separavano le ragioni socio-economiche della “questione meridionale” ma non quelle culturali e profonde dei monumenti, ma anche alla mappa concettuale del Mediterraneo, il paesaggio culturale continuo, da Oriente a Occidente, da Roma alla Grecia, dal Medio Oriente e la Terra Santa al nord Africa, che gli itinerari del viaggio al sud dei grandtouristi del XVIII secolo avevano istruito, prima ancora dei modelli geo-storici degli specialisti, nella nozione di “umanesimo mediterraneo”. Una nozione carica di ambiguità e decisamente eurocentrica, ma che per Berenson compone le contraddizioni nella lingua universale della rappresentazione visiva come funzione eterna della razza umana.
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