Partendo da una riflessione sull’età medievale e di come essa viene, genericamente, percepita dalla società contemporanea, ci si propone di condurre un’indagine sull’effettiva “transmedialità” di un romanzo storico, postmoderno, ambientato nell’età di mezzo, quale Il nome della rosa di Umberto Eco. Un’opera che presenta una struttura che ben si presta ad una migrazione dalla “lettera” alla “voce” e che, difatti, è stata prima rielaborata in una pellicola cinematografica e poi, recentemente, rimodulata in una serie televisiva. Attraverso l’analisi del processo di transmediazione in ambiti prettamente performativi, si è scoperto che le tecniche e le modalità utilizzate si avvicinano molto a quelle impiegate dai giullari, in epoca medievale, per la trasmissione della cultura e della letteratura dell’epoca. Il risultato finale è la creazione di opere artistiche diverse tra loro, non sovrapponibili ma affini perché hanno in comune lo stesso archetipo, discendendo da un’unica tradizione letteraria autoriale. In una società che ha perso il suo ruolo centrale nell’educazione culturale delle masse, il processo di transmedialità è fondamentale per far sì che un testo, attraverso un procedimento di rilettura e rielaborazione venga “riattivato” secondo nuove modalità e finalità di ricezione che consentano ad un pubblico poco avvezzo alla lettura di “godere” del messaggio letterario.

La ‘transmedialità’ de «Il nome della rosa» di Umberto Eco: un romanzo storico, un film, una serie televisiva

Sabrina Galano
2019-01-01

Abstract

Partendo da una riflessione sull’età medievale e di come essa viene, genericamente, percepita dalla società contemporanea, ci si propone di condurre un’indagine sull’effettiva “transmedialità” di un romanzo storico, postmoderno, ambientato nell’età di mezzo, quale Il nome della rosa di Umberto Eco. Un’opera che presenta una struttura che ben si presta ad una migrazione dalla “lettera” alla “voce” e che, difatti, è stata prima rielaborata in una pellicola cinematografica e poi, recentemente, rimodulata in una serie televisiva. Attraverso l’analisi del processo di transmediazione in ambiti prettamente performativi, si è scoperto che le tecniche e le modalità utilizzate si avvicinano molto a quelle impiegate dai giullari, in epoca medievale, per la trasmissione della cultura e della letteratura dell’epoca. Il risultato finale è la creazione di opere artistiche diverse tra loro, non sovrapponibili ma affini perché hanno in comune lo stesso archetipo, discendendo da un’unica tradizione letteraria autoriale. In una società che ha perso il suo ruolo centrale nell’educazione culturale delle masse, il processo di transmedialità è fondamentale per far sì che un testo, attraverso un procedimento di rilettura e rielaborazione venga “riattivato” secondo nuove modalità e finalità di ricezione che consentano ad un pubblico poco avvezzo alla lettura di “godere” del messaggio letterario.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Galano_Rivista2019(vol2).pdf

accesso aperto

Descrizione: Galano, La transmedialità de' Il nome della rosa
Tipologia: Documento in Post-print (versione successiva alla peer review e accettata per la pubblicazione)
Licenza: Creative commons
Dimensione 885.85 kB
Formato Adobe PDF
885.85 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4731319
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact