La lezione petrarchesca di Giovanni Talentoni (1542–1620), pronunciata all’Accademia Fiorentina il 13 settembre 1587 e stampata da Giunti nello stesso anno, si propone l’analisi dell’esordio dei Rerum vulgarium fragmenta (Rvf 1–5), allo scopo di valutare il Canzoniere come libro organico, da confrontare sul piano retorico con le opere di autori della classicità greca e latina. Lo svolgimento del tema, però, induce Talentoni a concentrarsi quasi esclusivamente su ‘Voi ch’ascoltate’, il cui esameoffre all’accademico il pretesto per discutere di questioni e princìpi di poetica letteraria largamente dibattuti nel secolo XVI. Aristotelico di stretta osservanza, Talentoni entra più volte nel merito di querelles letterarie d’attualità (come quella riguardante i poemi dell’Ariosto e del Tasso), contestando le posizioni di molti intellettuali contemporanei. A questo proposito, notevole appare la polemica ingaggiata con Ludovico Castelvetro in merito all’interpretazione della natura del pentimento espresso in ‘Voi ch’ascoltate’, polemica che risulta condizionata anche da precise istanze della politica culturale medicea di quegli anni

Giovanni Talentoni da Fivizzano e l'incipit del Canzoniere di Petrarca

Laura Paolino
2020-01-01

Abstract

La lezione petrarchesca di Giovanni Talentoni (1542–1620), pronunciata all’Accademia Fiorentina il 13 settembre 1587 e stampata da Giunti nello stesso anno, si propone l’analisi dell’esordio dei Rerum vulgarium fragmenta (Rvf 1–5), allo scopo di valutare il Canzoniere come libro organico, da confrontare sul piano retorico con le opere di autori della classicità greca e latina. Lo svolgimento del tema, però, induce Talentoni a concentrarsi quasi esclusivamente su ‘Voi ch’ascoltate’, il cui esameoffre all’accademico il pretesto per discutere di questioni e princìpi di poetica letteraria largamente dibattuti nel secolo XVI. Aristotelico di stretta osservanza, Talentoni entra più volte nel merito di querelles letterarie d’attualità (come quella riguardante i poemi dell’Ariosto e del Tasso), contestando le posizioni di molti intellettuali contemporanei. A questo proposito, notevole appare la polemica ingaggiata con Ludovico Castelvetro in merito all’interpretazione della natura del pentimento espresso in ‘Voi ch’ascoltate’, polemica che risulta condizionata anche da precise istanze della politica culturale medicea di quegli anni
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