Nel saggio è presa in esame la diocesi di Frigento, nell’attuale provincia di Avellino, a partire dalla sua prima attestazione (1061) in dipendenza dall’archidiocesi di Benevento. L’elevazione a sede vescovile fu probabilmente la conseguenza dello sviluppo dell’abitato a partire almeno dal X secolo e del ruolo politico assunto in età normanna da un territorio collocato strategicamente tra l’Irpinia, il Sannio e la Capitanata, destinato a proseguire nel XII secolo quando i suoi destini si legarono a quelli della famiglia dei Gesualdo. Il territorio frigentino, tuttavia, non fu solo parte del più ampio processo politico-istituzionale che interessò il Mezzogiorno dal X al XIII secolo, ma condivise con altre diocesi alcune dinamiche devozionali, che vengono ricostruite nel saggio. Come altre nuove diocesi sorte tra XI e XII secolo, infatti, Frigento promosse un culto relativo ad un suo presunto vescovo, Marciano, attivo a metà V secolo: a prescindere dall’evanescenza storica di Marciano, il richiamo dei Frigentini all’antichità e all’autorevolezza di una sede vescovile già esistente nel V secolo, governata peraltro da un vescovo santo, avrebbe delineato uno sfondo, storico e simbolico insieme, funzionale all’identità della nuova (o ricostituita) diocesi. Se tale devozione fu causa di una serrata dialettica con la sede dell’archidiocesi, Benevento, che rivendicava il possesso del corpo di Marciano, un altro culto per un santo ugualmente di antica memoria, Prisco, sarebbe entrato nelle dinamiche di relazione tra Frigento e Aquapudida, quest’ultimo un insediamento comparso nelle fonti nell’XI secolo nell’area in cui si erano avvicendati due altri siti, la prestigiosa colonia romana di Aeclanum e Quintodecimo. Sul possesso delle reliquie di Prisco, infatti, ritrovate nella prima metà del XII secolo, si sarebbe misurato un difficile confronto tra il vescovo di Frigento e l’arciprete di Aquaputida, che ben esemplificava il difficile equilibrio, politico ma identitario insieme, tra le due comunità.

Le diocesi in Italia meridionale tra XI e XIII secolo. Il caso di Frigento

Galdi, Amalia
2019-01-01

Abstract

Nel saggio è presa in esame la diocesi di Frigento, nell’attuale provincia di Avellino, a partire dalla sua prima attestazione (1061) in dipendenza dall’archidiocesi di Benevento. L’elevazione a sede vescovile fu probabilmente la conseguenza dello sviluppo dell’abitato a partire almeno dal X secolo e del ruolo politico assunto in età normanna da un territorio collocato strategicamente tra l’Irpinia, il Sannio e la Capitanata, destinato a proseguire nel XII secolo quando i suoi destini si legarono a quelli della famiglia dei Gesualdo. Il territorio frigentino, tuttavia, non fu solo parte del più ampio processo politico-istituzionale che interessò il Mezzogiorno dal X al XIII secolo, ma condivise con altre diocesi alcune dinamiche devozionali, che vengono ricostruite nel saggio. Come altre nuove diocesi sorte tra XI e XII secolo, infatti, Frigento promosse un culto relativo ad un suo presunto vescovo, Marciano, attivo a metà V secolo: a prescindere dall’evanescenza storica di Marciano, il richiamo dei Frigentini all’antichità e all’autorevolezza di una sede vescovile già esistente nel V secolo, governata peraltro da un vescovo santo, avrebbe delineato uno sfondo, storico e simbolico insieme, funzionale all’identità della nuova (o ricostituita) diocesi. Se tale devozione fu causa di una serrata dialettica con la sede dell’archidiocesi, Benevento, che rivendicava il possesso del corpo di Marciano, un altro culto per un santo ugualmente di antica memoria, Prisco, sarebbe entrato nelle dinamiche di relazione tra Frigento e Aquapudida, quest’ultimo un insediamento comparso nelle fonti nell’XI secolo nell’area in cui si erano avvicendati due altri siti, la prestigiosa colonia romana di Aeclanum e Quintodecimo. Sul possesso delle reliquie di Prisco, infatti, ritrovate nella prima metà del XII secolo, si sarebbe misurato un difficile confronto tra il vescovo di Frigento e l’arciprete di Aquaputida, che ben esemplificava il difficile equilibrio, politico ma identitario insieme, tra le due comunità.
2019
9788891318855
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