Il più celebre Orfeo della cultura tedesca canta in italiano: è quello di Orfeo ed Euridice del Cavaliere Christoph Willibald Gluck su testo di Raniero de Calzabigi. Qui parole e musica del cantore magico hanno una tale forza che, dopo il fallimento del primo tentativo di riportare in vita l’amata, all’amante viene data una seconda possibilità (magari richiesta dalla sete di armonia del pubblico nobile del 1762): “Trionfi Amore!” Al contrario, Rilke – ispirato da un bassorilievo antico si riavvicina molto di più alle fonti del mito rispetto al disinvolto Calzabigi – mette in serio dubbio il “trionfo dell’amore”, ma anche lui ci offre una lettura moderna molto particolare del fallimento di Orfeo. Rilke coglie nel suo “Dinggedicht”, nella sua ekphrasis, l’immagine di una Euridice che non soffre più per l’allontanamento dalla terra e la separazione dall’amato. La sua anima, invece, è già piena di questa nuova realtà raggiunta attraverso la porta della morte, di questo affascinante regno del sogno dove la memoria, e con essa le sofferenze, si dissolvono. Nella sua lettura moderna del mito, Rilke trasforma Euridice in personaggio simbolico del Decadentismo, del desiderio di dimenticare e superare la realtà nel sogno, nell’ebrezza mortale.

L'Orfeo di Calzabigi e il primo Orfeo di Rainer Maria Rilke.

Stefan Nienhaus
2020-01-01

Abstract

Il più celebre Orfeo della cultura tedesca canta in italiano: è quello di Orfeo ed Euridice del Cavaliere Christoph Willibald Gluck su testo di Raniero de Calzabigi. Qui parole e musica del cantore magico hanno una tale forza che, dopo il fallimento del primo tentativo di riportare in vita l’amata, all’amante viene data una seconda possibilità (magari richiesta dalla sete di armonia del pubblico nobile del 1762): “Trionfi Amore!” Al contrario, Rilke – ispirato da un bassorilievo antico si riavvicina molto di più alle fonti del mito rispetto al disinvolto Calzabigi – mette in serio dubbio il “trionfo dell’amore”, ma anche lui ci offre una lettura moderna molto particolare del fallimento di Orfeo. Rilke coglie nel suo “Dinggedicht”, nella sua ekphrasis, l’immagine di una Euridice che non soffre più per l’allontanamento dalla terra e la separazione dall’amato. La sua anima, invece, è già piena di questa nuova realtà raggiunta attraverso la porta della morte, di questo affascinante regno del sogno dove la memoria, e con essa le sofferenze, si dissolvono. Nella sua lettura moderna del mito, Rilke trasforma Euridice in personaggio simbolico del Decadentismo, del desiderio di dimenticare e superare la realtà nel sogno, nell’ebrezza mortale.
2020
9788865722213
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4750504
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