Il volume coglie il senso specifico delle singole testimonianze monumentali e documentali dello spettacolo occidentale in relazione all’ambito sociale e civile di produzione, interpretandone i caratteri alla luce della temperie culturale e artistica d’origine per meglio comprendere le valenze dei loro significati. L’obiettivo è la costruzione di una storia del teatro che recuperi il significato di una civiltà teatrale sulla base di documenti e testimonianze storiche, iconografiche e oggi anche videoregistrate, mantenendo costante la consapevolezza che anche la documentazione d'archivio, cronistica o iconografica muove sempre da uno specifico punto di vista, mai neutro o imparziale. Sono prese in analisi celebri testimonianze teatrali di epoche diverse, così come determinati impieghi dello spazio ai fini della rappresentazione, contestualizzandoli nell’ambiente di produzione per evidenziare lo stratificarsi del senso del teatro nel corso dei secoli ora come rilevanza civile, ora come incubazione rituale, ora come autocontemplazione indotta e così via. Il tentativo è quello di tracciare un percorso sintomatico di tale discontinua e ricca fenomenologia, mediante campionature selezionate in base alla loro esemplarità e al corredo documentario disponibile dall’antichità fino ai primi anni del XXI secolo. (A. Sapienza, Il teatro del secondo Novecento, pp. 269-334) Ricca, complessa e intrisa di contraddizioni, la scena del secondo Novecento rompe ogni tipo di argine e pregiudizio nell’assunzione degli statuti del teatro, rivendicando la necessità di una ricerca incessante che cambia con velocità i suoi strumenti. All’interno di una generale situazione teatrale, nella quale permane la presenza di forme tradizionali radicate in collaudati sistemi produttivi, la vitalità del teatro di questo periodo è da attribuirsi per lo più a coloro che fanno del teatro una zona franca e poliespressiva capace di essere proiezione mentale, spazio politico, terreno di incontro/scontro, strumento interpretativo di una realtà sempre più sfuggente e attraversata da irreversibili cambiamenti. Il teatro che traccia il paradigma del secondo Novecento si riappropria dell’assunto di base dei traguardi delle prime avanguardie, ovvero, della necessità di una costante invenzione di sé che impone continue trasformazioni nella forma drammatica come nella regia, nella concezione del corpo dell’attore come nel dialogo con i linguaggi delle arti e del contemporaneo, in una idea più aperta dell’esperienza teatrale.Un nutrito gruppo di esperienze teatrali, delle quali quelle selezionate sono solo una minima parte, traccia il paradigma di un atteggiamento dissonante rispetto al teatro ufficiale tanto sul piano estetico quanto su quello produttivo, che accoglie tensioni analoghe provenienti da altri ambiti artistici mediamente condizionati da leggi di mercato. Il ripensamento del concetto stesso di teatro è alla base di un processo che impone una riflessione sui linguaggi tale che, nel coro multiforme degli esempi sviluppatisi, contesta l’idea diffusa di teatro come messa in scena di un testo in nome di una modalità inedita di intendere la costruzione teatrale identificabile meglio come «scrittura scenica».La riflessione intravede ulteriori questioni con la scansione dei decenni, riconoscendo nel progressivo sviluppo tecnologico e l’irruzione dei media audiovisivi l’esigenza di un confronto destinato a modificare sensibilmente i meccanismi di relazione, l’immaginario collettivo e il processo della creazione scenica.

Storia del teatro. Scena e spettacolo in occidente

Annamaria Sapienza
2020-01-01

Abstract

Il volume coglie il senso specifico delle singole testimonianze monumentali e documentali dello spettacolo occidentale in relazione all’ambito sociale e civile di produzione, interpretandone i caratteri alla luce della temperie culturale e artistica d’origine per meglio comprendere le valenze dei loro significati. L’obiettivo è la costruzione di una storia del teatro che recuperi il significato di una civiltà teatrale sulla base di documenti e testimonianze storiche, iconografiche e oggi anche videoregistrate, mantenendo costante la consapevolezza che anche la documentazione d'archivio, cronistica o iconografica muove sempre da uno specifico punto di vista, mai neutro o imparziale. Sono prese in analisi celebri testimonianze teatrali di epoche diverse, così come determinati impieghi dello spazio ai fini della rappresentazione, contestualizzandoli nell’ambiente di produzione per evidenziare lo stratificarsi del senso del teatro nel corso dei secoli ora come rilevanza civile, ora come incubazione rituale, ora come autocontemplazione indotta e così via. Il tentativo è quello di tracciare un percorso sintomatico di tale discontinua e ricca fenomenologia, mediante campionature selezionate in base alla loro esemplarità e al corredo documentario disponibile dall’antichità fino ai primi anni del XXI secolo. (A. Sapienza, Il teatro del secondo Novecento, pp. 269-334) Ricca, complessa e intrisa di contraddizioni, la scena del secondo Novecento rompe ogni tipo di argine e pregiudizio nell’assunzione degli statuti del teatro, rivendicando la necessità di una ricerca incessante che cambia con velocità i suoi strumenti. All’interno di una generale situazione teatrale, nella quale permane la presenza di forme tradizionali radicate in collaudati sistemi produttivi, la vitalità del teatro di questo periodo è da attribuirsi per lo più a coloro che fanno del teatro una zona franca e poliespressiva capace di essere proiezione mentale, spazio politico, terreno di incontro/scontro, strumento interpretativo di una realtà sempre più sfuggente e attraversata da irreversibili cambiamenti. Il teatro che traccia il paradigma del secondo Novecento si riappropria dell’assunto di base dei traguardi delle prime avanguardie, ovvero, della necessità di una costante invenzione di sé che impone continue trasformazioni nella forma drammatica come nella regia, nella concezione del corpo dell’attore come nel dialogo con i linguaggi delle arti e del contemporaneo, in una idea più aperta dell’esperienza teatrale.Un nutrito gruppo di esperienze teatrali, delle quali quelle selezionate sono solo una minima parte, traccia il paradigma di un atteggiamento dissonante rispetto al teatro ufficiale tanto sul piano estetico quanto su quello produttivo, che accoglie tensioni analoghe provenienti da altri ambiti artistici mediamente condizionati da leggi di mercato. Il ripensamento del concetto stesso di teatro è alla base di un processo che impone una riflessione sui linguaggi tale che, nel coro multiforme degli esempi sviluppatisi, contesta l’idea diffusa di teatro come messa in scena di un testo in nome di una modalità inedita di intendere la costruzione teatrale identificabile meglio come «scrittura scenica».La riflessione intravede ulteriori questioni con la scansione dei decenni, riconoscendo nel progressivo sviluppo tecnologico e l’irruzione dei media audiovisivi l’esigenza di un confronto destinato a modificare sensibilmente i meccanismi di relazione, l’immaginario collettivo e il processo della creazione scenica.
2020
9788891909800
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4750544
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