Nelle pagine delle Confessiones Agostino racconta il complesso intreccio di esperienze che caratterizzarono la sua giovinezza: il fascino esercitato dai piaceri e dagli onori e la loro effimera consistenza, la lettura e poi il rifiuto delle Scritture, l’adesione al Manicheismo e il successivo allontanamento dalla secta, l’incontro problematico con lo scetticismo accademico e ciceroniano. Nel susseguirsi continuo e tormentato di esperienze contrastanti, il giovane Agostino maturò la convinzione che per l’uomo fosse impossibile giungere a una conoscenza stabile della verità. Il successivo incontro con la tradizione neoplatonica e con l’ermeneutica scritturale di Ambrogio lo condusse – all’indomani della sua conversione al Cristianesimo – a immaginare una nuova prospettiva; a pensare cioè che, proprio nel suo essere eternamente assente dall’orizzonte conoscitivo degli uomini, il Dio-verità li incitasse a utilizzare lo sguardo interiore della filosofia per un duplice fine: rintracciare nella natura le vestigia della sua azione creatrice e imitare la sua caritatevole misericordia con un virtuoso esercizio ecclesiologico e comunitario. È in questa capacità di vivere, approfondire e raccontare la condizione ‘sospesa’ dell’uomo – perennemente in cerca di una verità che al contempo lo sollecita ma si sottrae al suo sguardo – che risiede l’autentica e più incisiva eredità filosofica della riflessione agostiniana e il suo fascino. Questo volume aspira a restituire, attraverso l’analisi dei momenti più significativi della biografia e della produzione di Agostino, il duplice profilo di un uomo che ha costantemente reso testimonianza della propria esperienza di ricerca della verità e di un pensatore che, proprio perché ha votato la sua intera esistenza a indagare simmetricamente la sua interiorità e l’eterno, resta sempre ‘contemporaneo’ dell’anima inquieta dei lettori di ogni epoca.

L'eterno assente. Agostino e la ricerca della verità

Armando Bisogno
2021-01-01

Abstract

Nelle pagine delle Confessiones Agostino racconta il complesso intreccio di esperienze che caratterizzarono la sua giovinezza: il fascino esercitato dai piaceri e dagli onori e la loro effimera consistenza, la lettura e poi il rifiuto delle Scritture, l’adesione al Manicheismo e il successivo allontanamento dalla secta, l’incontro problematico con lo scetticismo accademico e ciceroniano. Nel susseguirsi continuo e tormentato di esperienze contrastanti, il giovane Agostino maturò la convinzione che per l’uomo fosse impossibile giungere a una conoscenza stabile della verità. Il successivo incontro con la tradizione neoplatonica e con l’ermeneutica scritturale di Ambrogio lo condusse – all’indomani della sua conversione al Cristianesimo – a immaginare una nuova prospettiva; a pensare cioè che, proprio nel suo essere eternamente assente dall’orizzonte conoscitivo degli uomini, il Dio-verità li incitasse a utilizzare lo sguardo interiore della filosofia per un duplice fine: rintracciare nella natura le vestigia della sua azione creatrice e imitare la sua caritatevole misericordia con un virtuoso esercizio ecclesiologico e comunitario. È in questa capacità di vivere, approfondire e raccontare la condizione ‘sospesa’ dell’uomo – perennemente in cerca di una verità che al contempo lo sollecita ma si sottrae al suo sguardo – che risiede l’autentica e più incisiva eredità filosofica della riflessione agostiniana e il suo fascino. Questo volume aspira a restituire, attraverso l’analisi dei momenti più significativi della biografia e della produzione di Agostino, il duplice profilo di un uomo che ha costantemente reso testimonianza della propria esperienza di ricerca della verità e di un pensatore che, proprio perché ha votato la sua intera esistenza a indagare simmetricamente la sua interiorità e l’eterno, resta sempre ‘contemporaneo’ dell’anima inquieta dei lettori di ogni epoca.
2021
978-88-311-1559-9
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4760821
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