In this paper, the theme of conversion is first dealt with by distinguishing it from the theme of sacrifice and then examining it with regard to the constitution of individual identity. The author firstly tries to clarify in what sense self-sacrifice allows self-constitution. Referring mainly to Hermann Cohen’s interpretation of the Hebrew Bible, the paper points out how Ezekiel represents the conceptual passage from expiatory sacrifice to conversion. In Ezekiel the avoidance of misconduct breaks the correspondence between sin and punishment and gives way to the correspondence of sin and conversion. Furthermore, a careful analysis of Martin Heidegger’s reflections on the character of call of conscience in Being and Time reveals that no conversion process is possible in being there which always seems to imply being alone in front of oneself. On the contrary, as Cohen shows, the religious concept of conversion accounts for the correlation between man and God which is fundamental for the formulation and comprehension of the philosophical concept of the self. The human process of self-sanctification cannot be fulfilled without God’s action of redemption. By listening to a call that always comes from “the other”, and through a conversion that takes place in self-sacrifice, the sacrifice of the dear self, the individual can reach the constitution of the moral self.

In questo saggio il tema della conversione è trattato anzitutto distinguendolo da quello del sacrificio e poi in riferimento alla costituzione dell’identità individuale. Si cerca di chiarire in primo luogo in che senso il sacrificio di sé permetta la costituzione del sé. Facendo riferimento, in particolare, alla lettura che Hermann Cohen fa della Bibbia ebraica, si rintraccia nel profeta Ezechiele il passaggio concettuale dal sacrificio espiatorio alla conversione e si mostra il modo in cui la conversione dalla cattiva condotta infranga la corrispondenza tra peccato e punizione e faccia subentrare quella tra peccato e conversione. Prendendo in esame le riflessioni sul carattere di chiamata della coscienza che Martin Heidegger svolge in Essere e tempo, l’articolo mette in evidenza l’impossibilità, per un esserci che sembra essere sempre e solo davanti a se stesso, di un qualsiasi processo di conversione. Al contrario, come mostra Cohen, il concetto religioso di conversione, che fa riferimento al processo di autosantificazione che spetta all’uomo – un processo che non può essere compiuto senza l’azione redentiva che spetta a Dio – dà conto di quella correlazione tra l’uomo e Dio che, inoltre, appare fondamentale per la formulazione e la comprensione del concetto filosofico del sé. Attraverso l’ascolto di una chiamata che proviene sempre dall’altro da sé e attraverso quella conversione che si realizza nel sacrificio di sé, del caro sé, l’individuo può giungere alla costituzione del sé morale.

Conversione e costituzione del sè

Cammarota Gian Paolo
2020-01-01

Abstract

In this paper, the theme of conversion is first dealt with by distinguishing it from the theme of sacrifice and then examining it with regard to the constitution of individual identity. The author firstly tries to clarify in what sense self-sacrifice allows self-constitution. Referring mainly to Hermann Cohen’s interpretation of the Hebrew Bible, the paper points out how Ezekiel represents the conceptual passage from expiatory sacrifice to conversion. In Ezekiel the avoidance of misconduct breaks the correspondence between sin and punishment and gives way to the correspondence of sin and conversion. Furthermore, a careful analysis of Martin Heidegger’s reflections on the character of call of conscience in Being and Time reveals that no conversion process is possible in being there which always seems to imply being alone in front of oneself. On the contrary, as Cohen shows, the religious concept of conversion accounts for the correlation between man and God which is fundamental for the formulation and comprehension of the philosophical concept of the self. The human process of self-sanctification cannot be fulfilled without God’s action of redemption. By listening to a call that always comes from “the other”, and through a conversion that takes place in self-sacrifice, the sacrifice of the dear self, the individual can reach the constitution of the moral self.
2020
In questo saggio il tema della conversione è trattato anzitutto distinguendolo da quello del sacrificio e poi in riferimento alla costituzione dell’identità individuale. Si cerca di chiarire in primo luogo in che senso il sacrificio di sé permetta la costituzione del sé. Facendo riferimento, in particolare, alla lettura che Hermann Cohen fa della Bibbia ebraica, si rintraccia nel profeta Ezechiele il passaggio concettuale dal sacrificio espiatorio alla conversione e si mostra il modo in cui la conversione dalla cattiva condotta infranga la corrispondenza tra peccato e punizione e faccia subentrare quella tra peccato e conversione. Prendendo in esame le riflessioni sul carattere di chiamata della coscienza che Martin Heidegger svolge in Essere e tempo, l’articolo mette in evidenza l’impossibilità, per un esserci che sembra essere sempre e solo davanti a se stesso, di un qualsiasi processo di conversione. Al contrario, come mostra Cohen, il concetto religioso di conversione, che fa riferimento al processo di autosantificazione che spetta all’uomo – un processo che non può essere compiuto senza l’azione redentiva che spetta a Dio – dà conto di quella correlazione tra l’uomo e Dio che, inoltre, appare fondamentale per la formulazione e la comprensione del concetto filosofico del sé. Attraverso l’ascolto di una chiamata che proviene sempre dall’altro da sé e attraverso quella conversione che si realizza nel sacrificio di sé, del caro sé, l’individuo può giungere alla costituzione del sé morale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4766284
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