Gli studi condotti sul romanzo italiano del Settecento negli ultimi decenni, pur ricchi di pregevoli contributi, se hanno diradato la diffusa vulgata di un genere estraneo alla grande letteratura, non hanno tuttavia eliminato l’impressione che il genere debba la sua fortuna ai soli nomi di Chiari e Piazza. Eppure, tra le personalità lasciate in oblio troviamo autori come Francesco Gritti, che Foscolo addirittura, già nel 1824, considerava prossimo a La Fontaine. Si tratta di personaggio di particolare singolarità, a cominciare dal titolo del suo romanzo La mia istoria, ovvero Memorie del signor Tommasino, opera narcotica del dottor Pifpuf edizione probabilmente unica, nel quale riesce a condensare i vari e molteplici aspetti lungo i quali si è poi venuto sviluppando la storia del romanzo, fino a quello contemporaneo, come genere polimorfo. Il gusto dell’ironia e dell’autoironia, che è il sale della sua scrittura, mentre lo rende partecipe dell’ondata rinnovatrice che segna i suoi tempi, non lo slega affatto dai filoni vari che la tradizione gli consegna, sviluppandoli attraverso l’uso delle favole antiche, dalla satira latina alla novellistica trecentesca sino alla favolistica di La Fontaine.
Uso e invenzione della tradizione nel romanzo ‘narcotico’ di Francesco Gritti (1740-1811)
IRENE CHIRICO
2020-01-01
Abstract
Gli studi condotti sul romanzo italiano del Settecento negli ultimi decenni, pur ricchi di pregevoli contributi, se hanno diradato la diffusa vulgata di un genere estraneo alla grande letteratura, non hanno tuttavia eliminato l’impressione che il genere debba la sua fortuna ai soli nomi di Chiari e Piazza. Eppure, tra le personalità lasciate in oblio troviamo autori come Francesco Gritti, che Foscolo addirittura, già nel 1824, considerava prossimo a La Fontaine. Si tratta di personaggio di particolare singolarità, a cominciare dal titolo del suo romanzo La mia istoria, ovvero Memorie del signor Tommasino, opera narcotica del dottor Pifpuf edizione probabilmente unica, nel quale riesce a condensare i vari e molteplici aspetti lungo i quali si è poi venuto sviluppando la storia del romanzo, fino a quello contemporaneo, come genere polimorfo. Il gusto dell’ironia e dell’autoironia, che è il sale della sua scrittura, mentre lo rende partecipe dell’ondata rinnovatrice che segna i suoi tempi, non lo slega affatto dai filoni vari che la tradizione gli consegna, sviluppandoli attraverso l’uso delle favole antiche, dalla satira latina alla novellistica trecentesca sino alla favolistica di La Fontaine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.