L’osservazione della città contemporanea, nell’attuale tempo delle mescolanze, della cosiddetta modernità liquida, ci pone di fronte ad un quadro complesso in cui gli eterogenei materiali della composizione urbana appaiono isolati, frammentari, disgregati. Nella maggior parte dei casi, anche la visione della loro trasformazione sfugge alle proiezioni della pianificazione e tende a procedere per elementi autonomi. A partire da queste osservazioni e in relazione a quelle parti di territorio in cui il valore paesaggistico contribuisce a garantire riconoscibilità e a conservare l’identità dei luoghi nel tempo, una potenzialità trasformativa di valore strategico può essere attribuita alle infrastrutture-paesaggio. Il tema dell’infrastruttura come un paesaggio e del paesaggio come un’infrastruttura apre all’architettura del paesaggio il compito di indagare innanzitutto i processi di evoluzione del territorio. In quest’ottica “ le reti (dell’infrastruttura, dei servizi) e i corridoi qualificati (dei Beni Culturali, dell’ecologia, etc.) possono essere poderosi veicoli per ripensare il territorio e l’infrastruttura rappresenta l’ossatura preesistente a qualsiasi forma di insediamento, città diffusa compresa”. Questi corridoi qualificati attraversano i territori garantendo una condizione di continuità nell’ambito del loro sviluppo, ma percorrono parti di paesaggio diversificate e discontinue. Lungo il loro corso creano anse di pertinenza più ampie rispetto alla specifica fascia di territorio che effettivamente solcano fisicamente andando a creare un sistema ampio di relazioni, coinvolgendo sia elementi puntuali che ampie superfici. In aggiunta alla loro potenzialità aggregativa, essi rappresentano elementi identitari della morfogenesi dei luoghi e segni permanenti nel quadro evolutivo del paesaggio. Alla loro proprietà strutturale e sistemica si associa dunque anche il loro valore primario di elementi storici costitutivi di un paesaggio culturale in trasformazione di cui ripensare e gestire la modificazione. In questo senso i tre valloni della Penisola Sorrentina, il vallone Lavinola, il vallone San Giuseppe e il vallone dei Mulini, elementi di frattura geomorfologica che ne solcano il piano tufaceo ortogonalmente alla linea di costa, ne rappresentano un esempio significativo e si configurano oggi come potenziali connessioni ecologiche, sulla base delle quali ripensare le logiche frammentarie e localistiche che guidano gli interventi a livello delle singole entità comunali, anche in un’ottica territoriale di Smart Land.

Le infrastrutture-paesaggio come tessiture relazionali. Il parco del vallone di San Giuseppe a Piano di Sorrento

DE SILVA F;
2017-01-01

Abstract

L’osservazione della città contemporanea, nell’attuale tempo delle mescolanze, della cosiddetta modernità liquida, ci pone di fronte ad un quadro complesso in cui gli eterogenei materiali della composizione urbana appaiono isolati, frammentari, disgregati. Nella maggior parte dei casi, anche la visione della loro trasformazione sfugge alle proiezioni della pianificazione e tende a procedere per elementi autonomi. A partire da queste osservazioni e in relazione a quelle parti di territorio in cui il valore paesaggistico contribuisce a garantire riconoscibilità e a conservare l’identità dei luoghi nel tempo, una potenzialità trasformativa di valore strategico può essere attribuita alle infrastrutture-paesaggio. Il tema dell’infrastruttura come un paesaggio e del paesaggio come un’infrastruttura apre all’architettura del paesaggio il compito di indagare innanzitutto i processi di evoluzione del territorio. In quest’ottica “ le reti (dell’infrastruttura, dei servizi) e i corridoi qualificati (dei Beni Culturali, dell’ecologia, etc.) possono essere poderosi veicoli per ripensare il territorio e l’infrastruttura rappresenta l’ossatura preesistente a qualsiasi forma di insediamento, città diffusa compresa”. Questi corridoi qualificati attraversano i territori garantendo una condizione di continuità nell’ambito del loro sviluppo, ma percorrono parti di paesaggio diversificate e discontinue. Lungo il loro corso creano anse di pertinenza più ampie rispetto alla specifica fascia di territorio che effettivamente solcano fisicamente andando a creare un sistema ampio di relazioni, coinvolgendo sia elementi puntuali che ampie superfici. In aggiunta alla loro potenzialità aggregativa, essi rappresentano elementi identitari della morfogenesi dei luoghi e segni permanenti nel quadro evolutivo del paesaggio. Alla loro proprietà strutturale e sistemica si associa dunque anche il loro valore primario di elementi storici costitutivi di un paesaggio culturale in trasformazione di cui ripensare e gestire la modificazione. In questo senso i tre valloni della Penisola Sorrentina, il vallone Lavinola, il vallone San Giuseppe e il vallone dei Mulini, elementi di frattura geomorfologica che ne solcano il piano tufaceo ortogonalmente alla linea di costa, ne rappresentano un esempio significativo e si configurano oggi come potenziali connessioni ecologiche, sulla base delle quali ripensare le logiche frammentarie e localistiche che guidano gli interventi a livello delle singole entità comunali, anche in un’ottica territoriale di Smart Land.
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