Protagonista di questa storia non è tanto Bernardo di Clairvaux (1090-1153), ma la sua eco (secc. XIV-XVII). Il lettore che cerchi un profilo dell’abate pertanto non lo troverà. La domanda a cui questo libro risponde è piuttosto rivolta da Bernardo ai protagonisti della storia del pensiero politico e può essere drammatizzata, sul modello dell’interrogazione di Cristo ai suoi discepoli, nella forma: «Chi dite che io sia?». È questo il senso di una rassegna dei testimoni (da Egidio Romano a Roberto Bellarmino, da Giovanni di Parigi a William Barclay, passando per Guglielmo di Ockham e Marsilio da Padova) che, ritratti nel parlare soltanto di sé con le sue parole, saranno autori molto più che interpreti di sofisticati modelli di comprensione della politica, delle sue categorie e delle sue istituzioni. Rispetto alla nuova storia che questi scriveranno l’autorità di Bernardo, esegeta di Lc 22, 38, è talvolta un pretesto e più spesso un alibi. Chiamato a mostrare che l’interpretazione è una funzione del potere che interpreta, il caso di Bernardo mostra che è possibile sullo stesso luogo comune costruire ora un potere fondato sulla trascendenza, ora sull’immanenza e rivendicare in suo nome tanto la decisione sull’eccezione quanto la conferma della regola.
Il potere che interpreta. L'eco dell'esegesi dei duo gladii di Bernardo di Clairvaux nel pensiero politico dei secoli XIV-XVII
Giannetta Melissa
2022
Abstract
Protagonista di questa storia non è tanto Bernardo di Clairvaux (1090-1153), ma la sua eco (secc. XIV-XVII). Il lettore che cerchi un profilo dell’abate pertanto non lo troverà. La domanda a cui questo libro risponde è piuttosto rivolta da Bernardo ai protagonisti della storia del pensiero politico e può essere drammatizzata, sul modello dell’interrogazione di Cristo ai suoi discepoli, nella forma: «Chi dite che io sia?». È questo il senso di una rassegna dei testimoni (da Egidio Romano a Roberto Bellarmino, da Giovanni di Parigi a William Barclay, passando per Guglielmo di Ockham e Marsilio da Padova) che, ritratti nel parlare soltanto di sé con le sue parole, saranno autori molto più che interpreti di sofisticati modelli di comprensione della politica, delle sue categorie e delle sue istituzioni. Rispetto alla nuova storia che questi scriveranno l’autorità di Bernardo, esegeta di Lc 22, 38, è talvolta un pretesto e più spesso un alibi. Chiamato a mostrare che l’interpretazione è una funzione del potere che interpreta, il caso di Bernardo mostra che è possibile sullo stesso luogo comune costruire ora un potere fondato sulla trascendenza, ora sull’immanenza e rivendicare in suo nome tanto la decisione sull’eccezione quanto la conferma della regola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.