Il libro racconta le vite parallele di Pallavicini di Priola e di Crocco, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale. L’epilogo è l’incredibile esito delle loro storie, il primo come uomo forte dell’establishment unitario, il secondo come testimone quasi ammirato di un mondo scomparso. Sarà la nostra epoca a stravolgerne il ricordo, costruendo le leggende di un pezzo di Risorgimento diverso da quello di Mazzini, Garibaldi o Ferdinando II. Questa storia ricostruisce invece le biografie, gli immaginari, i miti, i luoghi, le battaglie del generale e del brigante, componendo il ritratto di un momento drammatico e affascinante della fondazione dell’Italia contemporanea. Emilio Pallavicini di Priola, aristocratico sabaudo, militare esperto in operazioni speciali, fu il più importante ufficiale italiano impegnato nella campagna contro il brigantaggio. Carmine Crocco, militare borbonico, bandito di professione, fu il capobanda più famoso delle campagne meridionali dopo il 1860. Nel primo decennio dell’Italia unita interpretarono due visioni opposte della società in cui vissero, diventando i combattenti più famosi della guerra per il Mezzogiorno. Pallavicini di Priola fu il rappresentante perfetto di un’epoca che voleva ordinare gli effetti caotici delle guerre nei nuovi progetti statali. Proveniva dall’antica aristocrazia di spada e allo stesso tempo incarnava la conclusione di un processo secolare, in cui i ruoli militari passavano definitivamente ai professionisti della guerra, con lo stato che fondava una nazione moderna. Carmine Crocco era espressione del banditismo antico delle campagne del Mezzogiorno, parte del panorama sociale ed erede del mondo feudale. Eppure sperimentò anche forme di guerriglia destinate ad aver fortuna nel XX secolo, anticipandone gli aspetti politici e una organizzazione criminale su larga scala che non ebbe eguali nella storia risorgimentale.
Il brigante e il generale. La guerra di Carmine Crocco ed Emilio Pallavicini di Priola
carmine pinto
2022
Abstract
Il libro racconta le vite parallele di Pallavicini di Priola e di Crocco, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale. L’epilogo è l’incredibile esito delle loro storie, il primo come uomo forte dell’establishment unitario, il secondo come testimone quasi ammirato di un mondo scomparso. Sarà la nostra epoca a stravolgerne il ricordo, costruendo le leggende di un pezzo di Risorgimento diverso da quello di Mazzini, Garibaldi o Ferdinando II. Questa storia ricostruisce invece le biografie, gli immaginari, i miti, i luoghi, le battaglie del generale e del brigante, componendo il ritratto di un momento drammatico e affascinante della fondazione dell’Italia contemporanea. Emilio Pallavicini di Priola, aristocratico sabaudo, militare esperto in operazioni speciali, fu il più importante ufficiale italiano impegnato nella campagna contro il brigantaggio. Carmine Crocco, militare borbonico, bandito di professione, fu il capobanda più famoso delle campagne meridionali dopo il 1860. Nel primo decennio dell’Italia unita interpretarono due visioni opposte della società in cui vissero, diventando i combattenti più famosi della guerra per il Mezzogiorno. Pallavicini di Priola fu il rappresentante perfetto di un’epoca che voleva ordinare gli effetti caotici delle guerre nei nuovi progetti statali. Proveniva dall’antica aristocrazia di spada e allo stesso tempo incarnava la conclusione di un processo secolare, in cui i ruoli militari passavano definitivamente ai professionisti della guerra, con lo stato che fondava una nazione moderna. Carmine Crocco era espressione del banditismo antico delle campagne del Mezzogiorno, parte del panorama sociale ed erede del mondo feudale. Eppure sperimentò anche forme di guerriglia destinate ad aver fortuna nel XX secolo, anticipandone gli aspetti politici e una organizzazione criminale su larga scala che non ebbe eguali nella storia risorgimentale.File | Dimensione | Formato | |
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