Nell’arco cronologico interessato dalla presenza normanna in Italia meridionale, la Chiesa salernitana contò, nella sua cronotassi episcopale, sei prelati, il primo e l’ultimo dei quali – Alfano I e Niccolò II – vissero la transizione da un potere politico e un altro, incarnando tutte le contraddizioni della società locale nei difficili momenti di passaggio delle dinastie. Come le altre componenti cittadine, anche quella ecclesiastica visse con i Normanni un periodo di luci e ombre, di compromessi, favori ma anche distrazioni di proprietà, contrattando di volta in volta privilegi e possessi ma avendo dalla sua parte il prestigio derivante dal risiedere in un’antica sede diocesana e al centro di una provincia ecclesiastica tra le più grandi del Mezzogiorno. In queste difficili dinamiche di relazioni ognuno recitò un proprio ruolo: vescovi, canonici, abati, rettori; e tutti contribuirono a ridisegnare in parte la geografia ecclesiastica cittadina e a instaurare e consolidare nuove e rinnovate relazioni con il potere centrale e con gli altri attori della società locale. Nel saggio si propone una ricostruzione di tali dinamiche ma anche una loro lettura sulla base del più generale contesto ecclesiastico meridionale, prestando particolare attenzione anche agli aspetti culturali – artistici, liturgici, agiografici – che caratterizzarono l’attività della componente ecclesiastica salernitana tra XI e XII secolo.
La Chiesa salernitana e i Normanni
Galdi Amalia
2022-01-01
Abstract
Nell’arco cronologico interessato dalla presenza normanna in Italia meridionale, la Chiesa salernitana contò, nella sua cronotassi episcopale, sei prelati, il primo e l’ultimo dei quali – Alfano I e Niccolò II – vissero la transizione da un potere politico e un altro, incarnando tutte le contraddizioni della società locale nei difficili momenti di passaggio delle dinastie. Come le altre componenti cittadine, anche quella ecclesiastica visse con i Normanni un periodo di luci e ombre, di compromessi, favori ma anche distrazioni di proprietà, contrattando di volta in volta privilegi e possessi ma avendo dalla sua parte il prestigio derivante dal risiedere in un’antica sede diocesana e al centro di una provincia ecclesiastica tra le più grandi del Mezzogiorno. In queste difficili dinamiche di relazioni ognuno recitò un proprio ruolo: vescovi, canonici, abati, rettori; e tutti contribuirono a ridisegnare in parte la geografia ecclesiastica cittadina e a instaurare e consolidare nuove e rinnovate relazioni con il potere centrale e con gli altri attori della società locale. Nel saggio si propone una ricostruzione di tali dinamiche ma anche una loro lettura sulla base del più generale contesto ecclesiastico meridionale, prestando particolare attenzione anche agli aspetti culturali – artistici, liturgici, agiografici – che caratterizzarono l’attività della componente ecclesiastica salernitana tra XI e XII secolo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.