The fairy-tale filter, often, acts as a ‘pedagogical wideangle’ and allows to amplify the educational value and the framing spectrum of things and people. When Hans Christian Andersen, in the heart of the Nineteenth century, plotted the storyline of his touching narratives, he started from an unavoidable and ‘perceptible’ data: the body of the little protagonists. Whether it was humans, objects, animals, the fairy-tale narrating device consisted in the rejection of the so-called normality; a bodily eccentricity that turned out to be a deposit of suffering, a forge of hope, a waiting horizon and a bastion of resilience. At the beginning of the following century, Guido Gozzano proposed this ‘corporeal poetic of the story’, sublimating it in the ethereal and elusive shades of enchantment: Piumadoro and Piombofino, Nevina and Fiordaprile are, in this regard, two emblematic fairy tales that tell of irresolvable opposites, disillusioned perspectives and courageous challenges that only the childhood of every epoch can face and support.

Il filtro fiabesco, sovente, funge da ‘grandandolo pedagogico’ e consente di amplificare la valenza formativa e lo spettro di inquadramento di cose e persone. Quando Hans Christian Andersen, nel cuore dell’Ottocento, tesseva la trama delle sue struggenti narrazioni, lo faceva partendo da un dato ineludibile ed ‘avvertibile’: il corpo dei piccoli protagonisti. Che si trattasse di umani, oggetti, animali, il dispositivo fiabico narrante consisteva nello scarto dalla cosiddetta normalità; una eccentricità corporea che si rivelava deposito di sofferenza, fucina di speranza, orizzonte d’attesa e baluardo di resilienza. All’inizio del secolo successivo, Guido Gozzano riproponeva questa ‘poetica corporea del racconto’, sublimandola nelle tinte eteree e sfuggenti dell’incanto: Piumadoro e Piombofino, Nevina e Fiordaprile sono, a tal proposito, due fiabe emblematiche che raccontano di opposti irrisolvibili, di disilluse prospettive e di sfide coraggiose che solo l’infanzia di ogni tempo può affrontare e sostenere.

Fiabe di corpi narranti. La poetica pedagogica della differenza

Leonardo Acone
2022-01-01

Abstract

The fairy-tale filter, often, acts as a ‘pedagogical wideangle’ and allows to amplify the educational value and the framing spectrum of things and people. When Hans Christian Andersen, in the heart of the Nineteenth century, plotted the storyline of his touching narratives, he started from an unavoidable and ‘perceptible’ data: the body of the little protagonists. Whether it was humans, objects, animals, the fairy-tale narrating device consisted in the rejection of the so-called normality; a bodily eccentricity that turned out to be a deposit of suffering, a forge of hope, a waiting horizon and a bastion of resilience. At the beginning of the following century, Guido Gozzano proposed this ‘corporeal poetic of the story’, sublimating it in the ethereal and elusive shades of enchantment: Piumadoro and Piombofino, Nevina and Fiordaprile are, in this regard, two emblematic fairy tales that tell of irresolvable opposites, disillusioned perspectives and courageous challenges that only the childhood of every epoch can face and support.
2022
Il filtro fiabesco, sovente, funge da ‘grandandolo pedagogico’ e consente di amplificare la valenza formativa e lo spettro di inquadramento di cose e persone. Quando Hans Christian Andersen, nel cuore dell’Ottocento, tesseva la trama delle sue struggenti narrazioni, lo faceva partendo da un dato ineludibile ed ‘avvertibile’: il corpo dei piccoli protagonisti. Che si trattasse di umani, oggetti, animali, il dispositivo fiabico narrante consisteva nello scarto dalla cosiddetta normalità; una eccentricità corporea che si rivelava deposito di sofferenza, fucina di speranza, orizzonte d’attesa e baluardo di resilienza. All’inizio del secolo successivo, Guido Gozzano riproponeva questa ‘poetica corporea del racconto’, sublimandola nelle tinte eteree e sfuggenti dell’incanto: Piumadoro e Piombofino, Nevina e Fiordaprile sono, a tal proposito, due fiabe emblematiche che raccontano di opposti irrisolvibili, di disilluse prospettive e di sfide coraggiose che solo l’infanzia di ogni tempo può affrontare e sostenere.
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