La conversione sulla linea del fuoco: la pedagogia polemologica e ascetica di Jan Patočka

The affirmation of wars of annihilation and the progressive removal of the theme of death have led to a renewed relationship with otherness: the enemy must not be fought but eliminated exactly as the thought of the farewell step must be removed. The tragic reality of war is often questioned by taking the perspective of peace. The sense of war itself is denied and focused on through a vision that tends to make it the bloody state of exception of irenic domination. But, as Patočka does not hesitate to affirm, it is from the daytime horizon of peace that the idea of war is carried forward. And it is precisely through the experience of the nonsense of the front, through the conversion of the gaze of those who have revised the life-death relationship from the trenches considering the ineliminability of the nocturnal in the diurnal, that absolute freedom can glimmer, the facing of the secret of the world. It is on the front line that "we encounter the abysmal realm of the ‘prayer for the enemy,’ the phenomenon of ‘loving those who hate us’" (Patočka, 1996, p. 131). The experience of the shaking of the front founds what Patočka defines the solidarity of the shaken, the survivors, an unprecedented way to rethink politics, man and his own educability. The essay intends to state pedagogically the philosophy of the history of the Czech thinker showing how the polemological-nocturnal dimension (meant as ontological, ethical and political), of the constant turbulence (Havel), of the conflict and of the fall can take on an ethical-political and educational meaning.

L’affermazione delle guerre di annientamento e la progressiva rimozione del tema della morte hanno comportato un rinnovato rapporto con l’alterità: il nemico non va combattuto ma eliminato esattamente come va rimosso il pensiero del passo d’addio.La tragica attualità della guerra è spesso interrogata assumendo la prospettiva della pace. Il senso della guerra in sé è negato e messo a fuoco attraverso una visione che tende a farne il sanguinario stato d’eccezione del dominio irenico. Come non esita ad affermare Patočka, è dall’orizzonte diurno della pace, però, che si getta in avanti l’idea di guerra. Ed è proprio attraverso l’esperienza del non senso del fronte, mediante la conversione dello sguardo di chi dalla trincea ha rivisto il rapporto vita-morte considerando l’ineliminabilità del notturno nel diurno, che può baluginare la libertà assoluta, il fronteggiamento del segreto del mondo. È sulla linea del fronte che «si apre l’ambito abissale della “preghiera per il nemico”, il fenomeno dell’“amore per quelli che ci odiano”»(Patočka, 2008b, p. 146). L’esperienza di scuotimento del fronte fonda quella che Patočka definisce la solidarietà degli scossi, degli scampati: senso inedito per ripensare la politica, l’uomo e la sua stessa educabilità. Il saggio intende declinare pedagogicamente la filosofia della storia del pensatore ceco mostrando come la dimensione polemologica-notturna (dimensione questa ontologica, etica e politica), della turbolenza costante(Havel), del conflitto e della caduta possano assumere un significato etico-politico ed educativo.