L’attenzione allo sviluppo sostenibile sta alimentando a livello europeo un’interessante produzione normativa il cui obiettivo è assicurare un coinvolgimento delle società nella tutela di interessi diversi da quelli dei soci. Il dibattito che ne è derivato investe, più in generale, il ruolo che il libero mercato è chiamato a svolgere nella prospettiva della sostenibilità del modello di sviluppo. Si dubita, tuttavia, che l’imposizione di regole più specifiche (basti pensare alla Direttiva sul Reporting di sostenibilità o alla proposta di due diligence in tema di diritti umani) sia in grado di indirizzare le imprese alla cura di interessi legati ai fattori ESG. Per un verso l’allineamento alla retorica della trasparenza e delle regole di informazione, sebbene ostenti l’empowerment dei diversi portatori di interessi, lascia che siano pur sempre i grandi detentori di capitale ad effettuare scelte strategiche. Per l’altro il commitment per tutto ciò che è negletto, sotto rappresentato, eticamente sostenibile diventa per le imprese il prezzo necessario da pagare per continuare a far parte di un gioco le cui regole sono rimaste fatalmente immutate. La formula è insomma quella del pay to play che ben descrive la dinamica dell’attuale modello di produzione il quale, per mantenere inalterata la logica della free enterprise e, dunque, per consentire al sistema capitalistico di uscire dall’assedio (recte dalle critiche cui è sottoposto per le distorsioni cui conduce) impone il pagamento di questo prezzo. Sullo sfondo è la necessità di individuare soluzioni economiche in grado di indirizzare le forze del mercato nella giusta direzione, liberandosi da una prospettiva che costruisce le risorse naturali come beni inesauribili.
WINTHROP’S CITY UPON A HILL: A proposito di sviluppo sostenibile e ruolo delle società
Virginia Zambrano
2023-01-01
Abstract
L’attenzione allo sviluppo sostenibile sta alimentando a livello europeo un’interessante produzione normativa il cui obiettivo è assicurare un coinvolgimento delle società nella tutela di interessi diversi da quelli dei soci. Il dibattito che ne è derivato investe, più in generale, il ruolo che il libero mercato è chiamato a svolgere nella prospettiva della sostenibilità del modello di sviluppo. Si dubita, tuttavia, che l’imposizione di regole più specifiche (basti pensare alla Direttiva sul Reporting di sostenibilità o alla proposta di due diligence in tema di diritti umani) sia in grado di indirizzare le imprese alla cura di interessi legati ai fattori ESG. Per un verso l’allineamento alla retorica della trasparenza e delle regole di informazione, sebbene ostenti l’empowerment dei diversi portatori di interessi, lascia che siano pur sempre i grandi detentori di capitale ad effettuare scelte strategiche. Per l’altro il commitment per tutto ciò che è negletto, sotto rappresentato, eticamente sostenibile diventa per le imprese il prezzo necessario da pagare per continuare a far parte di un gioco le cui regole sono rimaste fatalmente immutate. La formula è insomma quella del pay to play che ben descrive la dinamica dell’attuale modello di produzione il quale, per mantenere inalterata la logica della free enterprise e, dunque, per consentire al sistema capitalistico di uscire dall’assedio (recte dalle critiche cui è sottoposto per le distorsioni cui conduce) impone il pagamento di questo prezzo. Sullo sfondo è la necessità di individuare soluzioni economiche in grado di indirizzare le forze del mercato nella giusta direzione, liberandosi da una prospettiva che costruisce le risorse naturali come beni inesauribili.File | Dimensione | Formato | |
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