Cosa resta del libero esercizio del pensiero nella ricerca e nell’insegnamento in un tempo in cui la pressione economica è incalzante, la burocratizzazione è coercitiva e la classificazione-gerarchizzazione incombono come spettri sui docenti-ricercatori universitari (Laval, Vergne, 2021)? In un tempo segnato dal futilitarismo (Vallelly), quale educazione alla cittadinanza può promuovere un’istituzione che rischia di non pensarsi più come luogo del divenire-comune, come officina di resistenza critica, come spazio di curadinanza (Lorey, 2018)? È ancora immaginabile l’impegno dichiarativo derridariano per un’università senza condizioni in grado di scommettere sugli studi umanistici, capace di sostenere una visione professorale come impegno testimoniale? Cosa resta, nel tempo del capitalismo universitario (Laval), della visione del professore come educatore (Freire)? ‘Capitalizzando’ questi interrogativi, non dismettendo la consapevolezza della non neutralità del punto di osservazione e del taglio polemico che una simile prospettiva può suggerire, il contributo intende provocatoriamente problematizzare la disumanizzazione del lavoro accademico. Muovendo dal nesso flessibilizzazione-precarizzazione-imprendicariato (Lorey, 2018;Lorusso 2018), si tenterà di mostrare lo svuotamento di senso in ambito accademico dell’umanesimo perennis (inteso, restando fedeli a una visione gariniana, come la cornice di pensiero di un ideale educativo-culturale impegnato a formare e liberare una coscienza davvero umana) e della connessa visione dell’educazione come umanizzazione dell’uomo (Kant, Acone). Tale ‘disumanizzazione’ sembra essere figlia al contempo della ‘mercificazione della conoscenza’, dell’aziendalizzazione dell’accademia dal lato formativo e della resa della ricerca scientifica – schiacciata dalla ‘vision’ per-formante, manageriale e quantocentrica dell’ordine economico neoliberista (Mauro, 2017) – alla valorizzazione del capitale. In ostaggio degli obblighi di risultato imposti dall’economia di mercato, complice l’estensione capillare della concorrenza e della valutazione come strategie di misurazione standardizzata del rendimento, le università sembrerebbero concorrere alla produzione di soggettività contabili, finanziarie (Dardot, Laval) e profittuali tendenti a vedere nell’altro – sia esso un singolo o un’istituzione accademica ‘rivale’ – un pericoloso concorrente. L’università incapace di onorare la promessa professionale rischierebbe così di trasformarsi in una macchina disumanizzante in grado di favorire una “lotta fratricida per i pochi posti al sole disponibili” (Lorusso, 2018, p. 58). In una temperie culturale contrassegnata da una cultura della valutazione (Pinto) che rende numeralizzabile la qualità (Mauro, 2017), appare urgente ricercare un’alternativa umanistica in grado di resistere al sirenico canto della disumanizzazione e di scommettere su “un’educazione che pensando forma e formando pensa” (Fadda, 2022).

Il professore universitario “nel momento”: ethos neoliberista e disumanizzazione del lavoro accademico

martino paola
2023-01-01

Abstract

Cosa resta del libero esercizio del pensiero nella ricerca e nell’insegnamento in un tempo in cui la pressione economica è incalzante, la burocratizzazione è coercitiva e la classificazione-gerarchizzazione incombono come spettri sui docenti-ricercatori universitari (Laval, Vergne, 2021)? In un tempo segnato dal futilitarismo (Vallelly), quale educazione alla cittadinanza può promuovere un’istituzione che rischia di non pensarsi più come luogo del divenire-comune, come officina di resistenza critica, come spazio di curadinanza (Lorey, 2018)? È ancora immaginabile l’impegno dichiarativo derridariano per un’università senza condizioni in grado di scommettere sugli studi umanistici, capace di sostenere una visione professorale come impegno testimoniale? Cosa resta, nel tempo del capitalismo universitario (Laval), della visione del professore come educatore (Freire)? ‘Capitalizzando’ questi interrogativi, non dismettendo la consapevolezza della non neutralità del punto di osservazione e del taglio polemico che una simile prospettiva può suggerire, il contributo intende provocatoriamente problematizzare la disumanizzazione del lavoro accademico. Muovendo dal nesso flessibilizzazione-precarizzazione-imprendicariato (Lorey, 2018;Lorusso 2018), si tenterà di mostrare lo svuotamento di senso in ambito accademico dell’umanesimo perennis (inteso, restando fedeli a una visione gariniana, come la cornice di pensiero di un ideale educativo-culturale impegnato a formare e liberare una coscienza davvero umana) e della connessa visione dell’educazione come umanizzazione dell’uomo (Kant, Acone). Tale ‘disumanizzazione’ sembra essere figlia al contempo della ‘mercificazione della conoscenza’, dell’aziendalizzazione dell’accademia dal lato formativo e della resa della ricerca scientifica – schiacciata dalla ‘vision’ per-formante, manageriale e quantocentrica dell’ordine economico neoliberista (Mauro, 2017) – alla valorizzazione del capitale. In ostaggio degli obblighi di risultato imposti dall’economia di mercato, complice l’estensione capillare della concorrenza e della valutazione come strategie di misurazione standardizzata del rendimento, le università sembrerebbero concorrere alla produzione di soggettività contabili, finanziarie (Dardot, Laval) e profittuali tendenti a vedere nell’altro – sia esso un singolo o un’istituzione accademica ‘rivale’ – un pericoloso concorrente. L’università incapace di onorare la promessa professionale rischierebbe così di trasformarsi in una macchina disumanizzante in grado di favorire una “lotta fratricida per i pochi posti al sole disponibili” (Lorusso, 2018, p. 58). In una temperie culturale contrassegnata da una cultura della valutazione (Pinto) che rende numeralizzabile la qualità (Mauro, 2017), appare urgente ricercare un’alternativa umanistica in grado di resistere al sirenico canto della disumanizzazione e di scommettere su “un’educazione che pensando forma e formando pensa” (Fadda, 2022).
2023
9791255680598
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4851072
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