La globalizzazione ha intensificato i movimenti migratori internazionali negli ultimi cinquant’anni, portando all’attenzione delle coscienze e delle istituzioni il problema dello straniero. Di certo, l’Occidente non si è fatto trovare impreparato di fronte all’evento visto che, almeno dal XVI secolo in poi, aveva già messo a punto una serie di funzioni disciplinari con cui imbrigliare, addomesticare e sottomettere ogni forma di alterità: economica (i poveri), di genere (le donne) e di razza (i primi popoli colonizzati delle Americhe). Il libro parte dal dibattito filosofico contemporaneo sul concetto di ospitalità, fortemente segnato dall’opera di Jacques Derrida, per poi rintracciare negli studi storici e sociologici classici sulla nascita del capitalismo alcuni dei momenti cruciali che hanno segnato l’inconciliabilità essenziale tra il suo spirito e ogni forma di accoglienza dell’altro. Un’accoglienza che non fosse mediata dall’internamento e dal profitto, ma ancor più profondamente, dalla necessità di ridurre l’altro in modo gerarchico e verticale ai suoi valori, quelli del mercato. A tale riguardo rimane esemplare il trattamento che le borghesie europee riservarono ai poveri in ‘odore’ di peste in città come Troyes, Venezia e Parigi tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. La ricerca si chiude con un primo abbozzo d’indagine sulla storia del movimento operaio e sulle forme inedite di accoglienza di cui si è fatto protagonista, non ultima il blocco dei portuali di Genova per non caricare materiali bellici sulla nave saudita “Bahri Yanbu”, e questo per dimostrare quanto sia possibile e indispensabile coniugare un’etica dell’ospitalità con la coscienza di classe.

Ospitalità e spirito del capitalismo. Teorie, storie, istituzioni.

F. Denunzio
2024-01-01

Abstract

La globalizzazione ha intensificato i movimenti migratori internazionali negli ultimi cinquant’anni, portando all’attenzione delle coscienze e delle istituzioni il problema dello straniero. Di certo, l’Occidente non si è fatto trovare impreparato di fronte all’evento visto che, almeno dal XVI secolo in poi, aveva già messo a punto una serie di funzioni disciplinari con cui imbrigliare, addomesticare e sottomettere ogni forma di alterità: economica (i poveri), di genere (le donne) e di razza (i primi popoli colonizzati delle Americhe). Il libro parte dal dibattito filosofico contemporaneo sul concetto di ospitalità, fortemente segnato dall’opera di Jacques Derrida, per poi rintracciare negli studi storici e sociologici classici sulla nascita del capitalismo alcuni dei momenti cruciali che hanno segnato l’inconciliabilità essenziale tra il suo spirito e ogni forma di accoglienza dell’altro. Un’accoglienza che non fosse mediata dall’internamento e dal profitto, ma ancor più profondamente, dalla necessità di ridurre l’altro in modo gerarchico e verticale ai suoi valori, quelli del mercato. A tale riguardo rimane esemplare il trattamento che le borghesie europee riservarono ai poveri in ‘odore’ di peste in città come Troyes, Venezia e Parigi tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento. La ricerca si chiude con un primo abbozzo d’indagine sulla storia del movimento operaio e sulle forme inedite di accoglienza di cui si è fatto protagonista, non ultima il blocco dei portuali di Genova per non caricare materiali bellici sulla nave saudita “Bahri Yanbu”, e questo per dimostrare quanto sia possibile e indispensabile coniugare un’etica dell’ospitalità con la coscienza di classe.
2024
9788869482830
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