Fin dal momento della sua introduzione nei decenni finali del VII a.C., la moneta compare in depositi di fondazioni in occasione dell’impianto di strutture sacre, come ben documentano i ritrovamenti dell’Artemision di Efeso. Alcuni decenni dopo, monete in oro e in argento furono collocate nelle fondazioni della celebre Apadana di Persepoli, disposte sotto tavolette inscritte in oro e in argento che celebrano l’estensione del regno di Dario I, secondo un rituale in cui confluiscono le tradizioni del mondo mesopotamico e la consuetudine, propria di ambienti della Grecia orientale e della Lidia, di dedicare moneta alla divinità. Non a caso la costruzione risale agli anni in cui l’impero persiano si apriva all’uso della moneta coniata. Per quanto riguarda la Grecia propria, in epoca arcaica e classica, sono davvero poche le attestazioni note; più frequenti sono le testimonianze di tarda età ellenistica. Passando in rassegna alcuni casi, si evidenzia che in Grecia le monete poste nelle fondazioni di edifici sacri o civili si configurano come donativi offerti alla divinità a protezione delle strutture edificate; invece, nell’eccezionale caso dell’Apadana il ruolo di dono propiziatorio agli dèi è abbinato al prestigio del dedicante. Nel mondo greco forse solo a partire dalla tarda età ellenistica la moneta assunse anche la qualità di elemento di «memoria» datante e celebrativa, una consuetudine che diventerà comune in epoca romano- imperiale quando il valore economico dei pezzi deposti fu del tutto marginale rispetto alle iscrizioni e al ritratto su di essi riprodotti.

La moneta nei riti di fondazione del mondo greco in epoca arcaica e classica

Renata Cantilena
2023-01-01

Abstract

Fin dal momento della sua introduzione nei decenni finali del VII a.C., la moneta compare in depositi di fondazioni in occasione dell’impianto di strutture sacre, come ben documentano i ritrovamenti dell’Artemision di Efeso. Alcuni decenni dopo, monete in oro e in argento furono collocate nelle fondazioni della celebre Apadana di Persepoli, disposte sotto tavolette inscritte in oro e in argento che celebrano l’estensione del regno di Dario I, secondo un rituale in cui confluiscono le tradizioni del mondo mesopotamico e la consuetudine, propria di ambienti della Grecia orientale e della Lidia, di dedicare moneta alla divinità. Non a caso la costruzione risale agli anni in cui l’impero persiano si apriva all’uso della moneta coniata. Per quanto riguarda la Grecia propria, in epoca arcaica e classica, sono davvero poche le attestazioni note; più frequenti sono le testimonianze di tarda età ellenistica. Passando in rassegna alcuni casi, si evidenzia che in Grecia le monete poste nelle fondazioni di edifici sacri o civili si configurano come donativi offerti alla divinità a protezione delle strutture edificate; invece, nell’eccezionale caso dell’Apadana il ruolo di dono propiziatorio agli dèi è abbinato al prestigio del dedicante. Nel mondo greco forse solo a partire dalla tarda età ellenistica la moneta assunse anche la qualità di elemento di «memoria» datante e celebrativa, una consuetudine che diventerà comune in epoca romano- imperiale quando il valore economico dei pezzi deposti fu del tutto marginale rispetto alle iscrizioni e al ritratto su di essi riprodotti.
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