The author restores to Ottavio Leoni a portrait kept in Palazzo Montecitorio, on deposit since 1925 from the Museo e Real Bosco di Capodimonte, formerly assigned to a 17th-century Dutch school. Moreover, the sitter is identified for the first time with Paolo Giordano II Orsini, Duke of Bracciano, one of the most famous Roman patrons of the Baroque period. This important acquisition for the State’s historical and artistic heritage shed new light on a canvas whose history, even the most remote, has been reconstructed thanks to detailed documentary research, identifying its passage from the ancient baronial Orsini family to Cardinal Giovanni Angelo Braschi, later Pope Pius VI, until its acquisition in Rome by Cavalier Domenico Venuti for the Bourbon collections under the pompous and disguised name of Van Dyck. The addition of the portrait to Ottavio Leoni’s catalogue has also made it possible to rethink the sequence of the known effigies of the Duke of Bracciano, proposing to assign to Ippolito Leoni the drawing in Lille, Palais des Beaux-Arts, and the painting in Ajaccio, Musée Fesch, already assigned to the hand of his father, Ottavio.

L'autore restituisce a Ottavio Leoni un ritratto conservato a Palazzo Montecitorio, in deposito dal 1925 dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, già assegnato a una scuola olandese del XVII secolo. Inoltre, il personaggio viene identificato per la prima volta con Paolo Giordano II Orsini, duca di Bracciano, uno dei più famosi mecenati romani del periodo barocco. Questa importante acquisizione per il patrimonio storico-artistico dello Stato getta nuova luce su una tela la cui storia, anche la più remota, è stata ricostruita grazie a minuziose ricerche documentarie, individuandone il passaggio dall'antica famiglia baronale degli Orsini al cardinale Giovanni Angelo Braschi, poi papa Pio VI, fino all'acquisizione a Roma da parte del cavalier Domenico Venuti per le collezioni borboniche sotto il pomposo e camuffato nome di Van Dyck. L'aggiunta del ritratto al catalogo di Ottavio Leoni ha permesso anche di ripensare la sequenza delle effigi conosciute del Duca di Bracciano, proponendo di assegnare a Ippolito Leoni il disegno di Lille, Palais des Beaux-Arts, e il dipinto di Ajaccio, Musée Fesch, già assegnati alla mano del padre Ottavio.

Un ritrovato dipinto di Ottavio Leoni a Montecitorio: il Ritratto di Paolo Giordano II Orsini in abito nero

Adriano Amendola
2023

Abstract

The author restores to Ottavio Leoni a portrait kept in Palazzo Montecitorio, on deposit since 1925 from the Museo e Real Bosco di Capodimonte, formerly assigned to a 17th-century Dutch school. Moreover, the sitter is identified for the first time with Paolo Giordano II Orsini, Duke of Bracciano, one of the most famous Roman patrons of the Baroque period. This important acquisition for the State’s historical and artistic heritage shed new light on a canvas whose history, even the most remote, has been reconstructed thanks to detailed documentary research, identifying its passage from the ancient baronial Orsini family to Cardinal Giovanni Angelo Braschi, later Pope Pius VI, until its acquisition in Rome by Cavalier Domenico Venuti for the Bourbon collections under the pompous and disguised name of Van Dyck. The addition of the portrait to Ottavio Leoni’s catalogue has also made it possible to rethink the sequence of the known effigies of the Duke of Bracciano, proposing to assign to Ippolito Leoni the drawing in Lille, Palais des Beaux-Arts, and the painting in Ajaccio, Musée Fesch, already assigned to the hand of his father, Ottavio.
2023
L'autore restituisce a Ottavio Leoni un ritratto conservato a Palazzo Montecitorio, in deposito dal 1925 dal Museo e Real Bosco di Capodimonte, già assegnato a una scuola olandese del XVII secolo. Inoltre, il personaggio viene identificato per la prima volta con Paolo Giordano II Orsini, duca di Bracciano, uno dei più famosi mecenati romani del periodo barocco. Questa importante acquisizione per il patrimonio storico-artistico dello Stato getta nuova luce su una tela la cui storia, anche la più remota, è stata ricostruita grazie a minuziose ricerche documentarie, individuandone il passaggio dall'antica famiglia baronale degli Orsini al cardinale Giovanni Angelo Braschi, poi papa Pio VI, fino all'acquisizione a Roma da parte del cavalier Domenico Venuti per le collezioni borboniche sotto il pomposo e camuffato nome di Van Dyck. L'aggiunta del ritratto al catalogo di Ottavio Leoni ha permesso anche di ripensare la sequenza delle effigi conosciute del Duca di Bracciano, proponendo di assegnare a Ippolito Leoni il disegno di Lille, Palais des Beaux-Arts, e il dipinto di Ajaccio, Musée Fesch, già assegnati alla mano del padre Ottavio.
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