Il volume si propone di indagare la multiformità del moderno e della modernità, termini dai confini non ben definiti, semanticamente ricchi e densi quanto fluidi, in funzione della nascita del contemporaneo, per mettere a fuoco la forza stessa della contemporaneità. In questo preciso movimento va collocato il percorso di questi saggi, nei quali si guarda ad alcuni intellettuali, cercando di mettere in chiaro la loro posizione nella società. Tale indagine implica naturalmente il far emergere anche il rapporto – per dirla con Adorno – con l’industria culturale: la forte peculiarità degli intellettuali presi in esame è quella di aver firmato testi creativi, cioè – come si dice – finzionali: Goldoni, nodo ineludibile di ogni discorso novecentesco sulla scena, come dimostrano le innumerevoli pagine critiche e prove registiche (non a caso, le regie più celebri, importanti e ardite, da Visconti a Strehler e a Ronconi, fanno parte a pieno titolo della critica goldoniana), Lucini, antimilitarista ante litteram, Foscolo, rivoluzionario e patriota, Pasolini, corsaro e luterano, e Debord, critico della società dello spettacolo, forniscono, in perfetta definizione, l’immagine di aspetti decisivi dell’attuale realtà. È la parola stessa di questi autori a metterci in condizione di parlare di questioni che altrimenti rimarrebbero nell’ombra, poiché qui si gioca, con il letterario, sempre lungo la linea che divide il dicibile e l’indicibile, il detto e il non detto, quello che si può dire e quello che si riesce a dire. Il gioco di rimandi, più o meno occulti o immediatamente scoperti, tra scritture, scrittori e società – come recita il sottotitolo – fornisce il quadro complesso delle dinamiche – per usare la terminologia della tradizione – tra repubblica delle lettere e mercato delle lettere. In queste pagine seguiamo il cammino che porta all’intellettuale contemporaneo, approdo che naturalmente si accompagna – potremmo persino dire che ne è un prodotto – all’uscita dalle corti, per certi versi grazie al mercato, che svolge contemporaneamente un compito di emancipazione, riscatto e liberazione, in quanto queste nuove figure vivono immerse nella nuova industria culturale e nelle nuove istituzioni culturali, dai giornali agli editori e all’insegnamento, ma dall’altro il mercato crea le condizioni per un feroce dominio. L’intellettuale – lo osserva Edward Said – acquista nello stesso tempo le forme e il ruolo dell’outsider, per il quale è continuamente necessario affinare le armi della critica per comprendere la realtà in forte trasformazione e mutamento, sollecitata da repentine accelerazioni, e incidere sullo stato delle cose presenti.

Tracce di modernità. Scritture, scrittori e società: il romanzo dell’intellettuale

Erminio Risso
2024-01-01

Abstract

Il volume si propone di indagare la multiformità del moderno e della modernità, termini dai confini non ben definiti, semanticamente ricchi e densi quanto fluidi, in funzione della nascita del contemporaneo, per mettere a fuoco la forza stessa della contemporaneità. In questo preciso movimento va collocato il percorso di questi saggi, nei quali si guarda ad alcuni intellettuali, cercando di mettere in chiaro la loro posizione nella società. Tale indagine implica naturalmente il far emergere anche il rapporto – per dirla con Adorno – con l’industria culturale: la forte peculiarità degli intellettuali presi in esame è quella di aver firmato testi creativi, cioè – come si dice – finzionali: Goldoni, nodo ineludibile di ogni discorso novecentesco sulla scena, come dimostrano le innumerevoli pagine critiche e prove registiche (non a caso, le regie più celebri, importanti e ardite, da Visconti a Strehler e a Ronconi, fanno parte a pieno titolo della critica goldoniana), Lucini, antimilitarista ante litteram, Foscolo, rivoluzionario e patriota, Pasolini, corsaro e luterano, e Debord, critico della società dello spettacolo, forniscono, in perfetta definizione, l’immagine di aspetti decisivi dell’attuale realtà. È la parola stessa di questi autori a metterci in condizione di parlare di questioni che altrimenti rimarrebbero nell’ombra, poiché qui si gioca, con il letterario, sempre lungo la linea che divide il dicibile e l’indicibile, il detto e il non detto, quello che si può dire e quello che si riesce a dire. Il gioco di rimandi, più o meno occulti o immediatamente scoperti, tra scritture, scrittori e società – come recita il sottotitolo – fornisce il quadro complesso delle dinamiche – per usare la terminologia della tradizione – tra repubblica delle lettere e mercato delle lettere. In queste pagine seguiamo il cammino che porta all’intellettuale contemporaneo, approdo che naturalmente si accompagna – potremmo persino dire che ne è un prodotto – all’uscita dalle corti, per certi versi grazie al mercato, che svolge contemporaneamente un compito di emancipazione, riscatto e liberazione, in quanto queste nuove figure vivono immerse nella nuova industria culturale e nelle nuove istituzioni culturali, dai giornali agli editori e all’insegnamento, ma dall’altro il mercato crea le condizioni per un feroce dominio. L’intellettuale – lo osserva Edward Said – acquista nello stesso tempo le forme e il ruolo dell’outsider, per il quale è continuamente necessario affinare le armi della critica per comprendere la realtà in forte trasformazione e mutamento, sollecitata da repentine accelerazioni, e incidere sullo stato delle cose presenti.
2024
978-88-3613-489-2
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4867395
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