Non sono molti gli scrittori che hanno lasciato un segno nell’immaginario poetico di Carlo Emilio Gadda come ha fatto Eugenio Montale, l’unico, insieme allo storico dell’arte Roberto Longhi, a poter vantare una sorta di timoroso rispetto, una «reverenza» a dir poco sacrale. Attraverso la lettura dei tre articoli gaddiani che hanno per oggetto la poesia montaliana, il saggio intende ipotizzare come nell’immaginario dell’Ingegnere la poetica di Montale sia sorprendentemente vista come speculare alla propria: la descrizione del mondo barocco, il sentimento fraterno di condivisione del dolore esistenziale, la speranza e l’attesa di un momento rivelatore diventano inaspettati termini di corrispondenza fra i due scrittori.
Il Montale di Gadda: attimi iridati, «femmine», «cocci» e «fagiuoli»
Giovanni Genna
2020-01-01
Abstract
Non sono molti gli scrittori che hanno lasciato un segno nell’immaginario poetico di Carlo Emilio Gadda come ha fatto Eugenio Montale, l’unico, insieme allo storico dell’arte Roberto Longhi, a poter vantare una sorta di timoroso rispetto, una «reverenza» a dir poco sacrale. Attraverso la lettura dei tre articoli gaddiani che hanno per oggetto la poesia montaliana, il saggio intende ipotizzare come nell’immaginario dell’Ingegnere la poetica di Montale sia sorprendentemente vista come speculare alla propria: la descrizione del mondo barocco, il sentimento fraterno di condivisione del dolore esistenziale, la speranza e l’attesa di un momento rivelatore diventano inaspettati termini di corrispondenza fra i due scrittori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.