L’articolo esplora la raccolta de Il primo libro delle Favole (1952) di Carlo Emilio Gadda, soffermandosi sull’antifascismo espresso dall’ambigua Nota bibliografica, la quale, apposta dall’Ingegnere in appendice al volume per volere dell’editore che ne immaginava la funzione di strumento atto a guidare il pubblico alla lettura di un’opera piuttosto complessa, finisce per assumere la forma di una sorta di ‘apologia’ personale in funzione antifascista, collocandosi proprio su questo terreno in perfetta linea di continuità con Eros e Priapo (1967) e I miti del somaro (1988), di fatto proponendosi come il primo episodio pubblico della «vituperante mussolineide».

Note sull'antifascismo del Gadda favolista

Giovanni Genna
2024-01-01

Abstract

L’articolo esplora la raccolta de Il primo libro delle Favole (1952) di Carlo Emilio Gadda, soffermandosi sull’antifascismo espresso dall’ambigua Nota bibliografica, la quale, apposta dall’Ingegnere in appendice al volume per volere dell’editore che ne immaginava la funzione di strumento atto a guidare il pubblico alla lettura di un’opera piuttosto complessa, finisce per assumere la forma di una sorta di ‘apologia’ personale in funzione antifascista, collocandosi proprio su questo terreno in perfetta linea di continuità con Eros e Priapo (1967) e I miti del somaro (1988), di fatto proponendosi come il primo episodio pubblico della «vituperante mussolineide».
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