E' oramai più di un secolo che il gruppo di Bloosmbury è al centro di un vivace dibattito. Variamente accusato di snobismo, dilettantismo, elitarismo e molto altro, era, dice Quentin Bell, sempre nel mirino dei suoi nemici, tanto che, secondo alcuni studiosi, una parte cospicua della sua storia è rappresentata dalle aspre critiche che ha suscitato. Altri invece, come il poeta Stephen Spender o il critico d’arte Kenneth Clark, ritengono che abbia esercitato un ascendete decisivo sul gusto inglese tra le due guerre e sottolineano come i suoi atteggiamenti e i suoi valori siano diventati praticamente un "culto". Tale parola, sebbene attualmente abusata, sembra però particolarmente calzante per descrivere l'interesse che ancora sollecita; un interesse ben vivo, tanto in ambito accademico - come dimostra la recente pubblicazione di The Cambridge Companion to the Bloomsbury Group (2014), che ne sancisce definitivamente l’importanza come fenomeno culturale - quanto nella cultura popolare, dove si è conquistato un posto per l’eccezionale fascino personale dei suoi membri e, soprattutto, per l'eccentricità della vita privata e della morale sessuale. Oggi Bloomsbury è noto non solo perché ha segnato il passaggio dal Vittorianesimo alla modernità, svecchiando la cultura inglese e sottraendola alla consueta insularità grazie agli straordinari risultati conseguiti in campo artistico e letterario, in macroeconomia e in psicoanalisi. Lo è anche perché ha favorito il cambiamento dei costumi e promosso un modello di domesticità nuovo e lontano dalle convenzioni. Il mutamento culturale degli anni ’60, che sembra avere anticipato – si pensi, ad esempio, alla libertà sessuale, al pacifismo, all’antiimperialismo e al femminismo sostenuti dal gruppo - ne ha favorito il revival, che consolidatosi negli anni ’90, ha dato l’avvio al processo di canonizzazione dei suoi membri come celebrities, rappresentando un esempio interessante, questo, di contaminazione tra cultura d’élite e cultura di massa.
Il gruppo di Bloomsbury. Vita, morte e resurrezione di un fenomeno culturale
Flora de Giovanni
2024-01-01
Abstract
E' oramai più di un secolo che il gruppo di Bloosmbury è al centro di un vivace dibattito. Variamente accusato di snobismo, dilettantismo, elitarismo e molto altro, era, dice Quentin Bell, sempre nel mirino dei suoi nemici, tanto che, secondo alcuni studiosi, una parte cospicua della sua storia è rappresentata dalle aspre critiche che ha suscitato. Altri invece, come il poeta Stephen Spender o il critico d’arte Kenneth Clark, ritengono che abbia esercitato un ascendete decisivo sul gusto inglese tra le due guerre e sottolineano come i suoi atteggiamenti e i suoi valori siano diventati praticamente un "culto". Tale parola, sebbene attualmente abusata, sembra però particolarmente calzante per descrivere l'interesse che ancora sollecita; un interesse ben vivo, tanto in ambito accademico - come dimostra la recente pubblicazione di The Cambridge Companion to the Bloomsbury Group (2014), che ne sancisce definitivamente l’importanza come fenomeno culturale - quanto nella cultura popolare, dove si è conquistato un posto per l’eccezionale fascino personale dei suoi membri e, soprattutto, per l'eccentricità della vita privata e della morale sessuale. Oggi Bloomsbury è noto non solo perché ha segnato il passaggio dal Vittorianesimo alla modernità, svecchiando la cultura inglese e sottraendola alla consueta insularità grazie agli straordinari risultati conseguiti in campo artistico e letterario, in macroeconomia e in psicoanalisi. Lo è anche perché ha favorito il cambiamento dei costumi e promosso un modello di domesticità nuovo e lontano dalle convenzioni. Il mutamento culturale degli anni ’60, che sembra avere anticipato – si pensi, ad esempio, alla libertà sessuale, al pacifismo, all’antiimperialismo e al femminismo sostenuti dal gruppo - ne ha favorito il revival, che consolidatosi negli anni ’90, ha dato l’avvio al processo di canonizzazione dei suoi membri come celebrities, rappresentando un esempio interessante, questo, di contaminazione tra cultura d’élite e cultura di massa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.