Il presente commento - traendo spunto dal provvedimento con il quale il Tribunale di Salerno rigettava la richiesta di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti, anche avvalendosi della speciale prerogativa riconosciuta dall’63, comma 2-bis, c.c.i.i. (c.d. “cram down fiscale”) – si propone di delineare l’attuale assetto dei rapporti tra negozialità e concorsualità nell’ambito degli strumenti di management della crisi d’impresa. Lo scenario che se ne ricava appare tangibilmente dinamico e, per certi aspetti, magmatico: se da un lato, infatti, si registra un ricorso sempre più ampio agli strumenti di risoluzione «negoziale» della crisi - risultando, ormai, il «contratto» come il mezzo d’elezione nella ristrutturazione aziendale – dall’altro, non può sfuggire una certa «pubblicizzazione» degli strumenti pattizi di ristrutturazione, segnalata dalla loro funzionalizzazione in vista di obiettivi di interesse generale, con conseguente ibridizzazione degli istituti classici ed una concorsualità sempre più «liquida». A complicare ulteriormente il quadro è, appunto, la previsione del nuovo meccanismo di cram down che sembra riportare alla luce un residuo di «officiosità» rintracciabile nel potere giudiziale di sovrapporsi (se non, addirittura, sostituirsi) alla volontà delle parti dissenzienti, con ciò impedendo che la tutela delle singole ragioni di credito si spinga fino a pregiudicare possibili soluzioni ragionevoli della crisi. La decisione del Giudice salernitano ha, dunque, l’indubbio pregio di cogliere e valorizzare le due «facce» degli accordi di ristrutturazione: nel nuovo scenario della concorsualità «liquida», l’interesse si appunta sulla ricerca di soluzioni inevitabilmente ibride e capaci di assicurare la migliore efficienza allocativa, emancipandosi dalla tradizionale contrapposizione debitore/creditori e riconoscendo un ruolo centrale a quella «convenienza» che dovrà essere valutata cum grano salis - dapprima dai creditori (specie se pubblici) e, successivamente – dal tribunale, ponendo sul piatto della bilancia i risultati prospetticamente attendibili negli scenari alternativi di risoluzione e liquidazione. The present commentary - taking its cue from the decision whereby the Court of Salerno rejected the request for approval of a debt restructuring agreement, also availing itself of the special prerogative recognised by Article 63, paragraph 2-bis, of the Italian Code of Crisis (so-called «fiscal cram down») - aims at outlining the current structure of the relationships between negotiation and insolvency in the context of the business crisis management tools. The emerging scenario appears tangibly dynamic and, in some respects, magmatic: if on the one hand, there is an ever-increasing recourse to «negotiated» crisis resolution tools, with the contract becoming the preferred means of corporate restructuring, on the other hand, there is a certain «publicisation» of restructuring agreements, signalled by their functionalisation in view of general interest objectives, with the consequent hybridisation of classic institutions and an increasingly «liquid» insolvency. The introduction of the new cram-down mechanism has further complicated the situation. This mechanism appears to have revealed a residual «ex officio» avocation traceable in the judicial power to superimpose (if not, indeed, substitute) the will of the dissenting parties, thereby preventing the protection of individual claims from going so far as to prejudice possible reasonable solutions to the crisis. The decision of the Court of Salerno is therefore to be commended for its ability to grasp and enhance the two «faces» of restructuring agreements. In the context of the new paradigm of «liquid» insolvency, the focus is on the search for solutions that are inherently hybrid in nature and capable of ensuring the optimal allocative efficiency. These solutions must emancipate themselves from the traditional debtor/creditor contraposition and recognise a central role for the concept of «expediency». This concept must be evaluated with a degree of caution, with creditors (especially if public) playing a pivotal role in this evaluation process. Subsequently, the Court must also play a crucial role in this process, placing on the scales the prospectively reliable results in the alternative scenarios of resolution and liquidation.
Il cram down fiscale negli accordi di ristrutturazione dei debiti: nuovi equilibri tra negozialità e concorsualità
Carlo Dubelli
2024-01-01
Abstract
Il presente commento - traendo spunto dal provvedimento con il quale il Tribunale di Salerno rigettava la richiesta di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti, anche avvalendosi della speciale prerogativa riconosciuta dall’63, comma 2-bis, c.c.i.i. (c.d. “cram down fiscale”) – si propone di delineare l’attuale assetto dei rapporti tra negozialità e concorsualità nell’ambito degli strumenti di management della crisi d’impresa. Lo scenario che se ne ricava appare tangibilmente dinamico e, per certi aspetti, magmatico: se da un lato, infatti, si registra un ricorso sempre più ampio agli strumenti di risoluzione «negoziale» della crisi - risultando, ormai, il «contratto» come il mezzo d’elezione nella ristrutturazione aziendale – dall’altro, non può sfuggire una certa «pubblicizzazione» degli strumenti pattizi di ristrutturazione, segnalata dalla loro funzionalizzazione in vista di obiettivi di interesse generale, con conseguente ibridizzazione degli istituti classici ed una concorsualità sempre più «liquida». A complicare ulteriormente il quadro è, appunto, la previsione del nuovo meccanismo di cram down che sembra riportare alla luce un residuo di «officiosità» rintracciabile nel potere giudiziale di sovrapporsi (se non, addirittura, sostituirsi) alla volontà delle parti dissenzienti, con ciò impedendo che la tutela delle singole ragioni di credito si spinga fino a pregiudicare possibili soluzioni ragionevoli della crisi. La decisione del Giudice salernitano ha, dunque, l’indubbio pregio di cogliere e valorizzare le due «facce» degli accordi di ristrutturazione: nel nuovo scenario della concorsualità «liquida», l’interesse si appunta sulla ricerca di soluzioni inevitabilmente ibride e capaci di assicurare la migliore efficienza allocativa, emancipandosi dalla tradizionale contrapposizione debitore/creditori e riconoscendo un ruolo centrale a quella «convenienza» che dovrà essere valutata cum grano salis - dapprima dai creditori (specie se pubblici) e, successivamente – dal tribunale, ponendo sul piatto della bilancia i risultati prospetticamente attendibili negli scenari alternativi di risoluzione e liquidazione. The present commentary - taking its cue from the decision whereby the Court of Salerno rejected the request for approval of a debt restructuring agreement, also availing itself of the special prerogative recognised by Article 63, paragraph 2-bis, of the Italian Code of Crisis (so-called «fiscal cram down») - aims at outlining the current structure of the relationships between negotiation and insolvency in the context of the business crisis management tools. The emerging scenario appears tangibly dynamic and, in some respects, magmatic: if on the one hand, there is an ever-increasing recourse to «negotiated» crisis resolution tools, with the contract becoming the preferred means of corporate restructuring, on the other hand, there is a certain «publicisation» of restructuring agreements, signalled by their functionalisation in view of general interest objectives, with the consequent hybridisation of classic institutions and an increasingly «liquid» insolvency. The introduction of the new cram-down mechanism has further complicated the situation. This mechanism appears to have revealed a residual «ex officio» avocation traceable in the judicial power to superimpose (if not, indeed, substitute) the will of the dissenting parties, thereby preventing the protection of individual claims from going so far as to prejudice possible reasonable solutions to the crisis. The decision of the Court of Salerno is therefore to be commended for its ability to grasp and enhance the two «faces» of restructuring agreements. In the context of the new paradigm of «liquid» insolvency, the focus is on the search for solutions that are inherently hybrid in nature and capable of ensuring the optimal allocative efficiency. These solutions must emancipate themselves from the traditional debtor/creditor contraposition and recognise a central role for the concept of «expediency». This concept must be evaluated with a degree of caution, with creditors (especially if public) playing a pivotal role in this evaluation process. Subsequently, the Court must also play a crucial role in this process, placing on the scales the prospectively reliable results in the alternative scenarios of resolution and liquidation.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.