Il volume tenta di utilizzare il modello di ricerca proposto da George Mosse in The Nationalization of the Masses, ripreso tra gli altri da Emilio Gentile per il caso italiano, in riferimento all’analisi di una città media meridionale, analizzando diffusione e caratteristiche di simboli e manifestazioni aventi rilevanza nella vita pubblica. Emerge, tra l’altro, come il processo di laicizzazione del potere pubblico e della sua articolazione, tipico delle società occidentali in età contemporanea, risulti nel caso in esame fortemente rallentato dalla resistenza al mutamento operata dalla radicata religiosità popolare e da riti devozionali legati soprattutto al santo patrono. In tale prospettiva, vengono prese in considerazione non solo le statue e le lapidi, i rituali civili, i comizi e i cortei, l’urbanistica e la toponomastica, ma anche i simulacri sacri, le processioni e le feste religiose, sia gli uni, sia gli altri operanti, in maggiore o in minore competizione a seconda delle fasi, nella vita civile e politica delle popolazioni meridionali. La selezione di questi elementi interpretativi è stata effettuata in relazione alla relativa capacità di essere segni esteriori rivelatori della mentalità e degli obiettivi dei loro autori, in particolar modo dei ceti dirigenti, a lungo incapaci di andare oltre la propria autocelebrazione, altre volte impegnati ad inventare memorie più o meno condivise e ad affermare miti di fondazione in funzione di interessi di parte.
Simboli e manifestazioni pubbliche a Salerno tra Otto e Novecento
CONTE, Alfonso
2007
Abstract
Il volume tenta di utilizzare il modello di ricerca proposto da George Mosse in The Nationalization of the Masses, ripreso tra gli altri da Emilio Gentile per il caso italiano, in riferimento all’analisi di una città media meridionale, analizzando diffusione e caratteristiche di simboli e manifestazioni aventi rilevanza nella vita pubblica. Emerge, tra l’altro, come il processo di laicizzazione del potere pubblico e della sua articolazione, tipico delle società occidentali in età contemporanea, risulti nel caso in esame fortemente rallentato dalla resistenza al mutamento operata dalla radicata religiosità popolare e da riti devozionali legati soprattutto al santo patrono. In tale prospettiva, vengono prese in considerazione non solo le statue e le lapidi, i rituali civili, i comizi e i cortei, l’urbanistica e la toponomastica, ma anche i simulacri sacri, le processioni e le feste religiose, sia gli uni, sia gli altri operanti, in maggiore o in minore competizione a seconda delle fasi, nella vita civile e politica delle popolazioni meridionali. La selezione di questi elementi interpretativi è stata effettuata in relazione alla relativa capacità di essere segni esteriori rivelatori della mentalità e degli obiettivi dei loro autori, in particolar modo dei ceti dirigenti, a lungo incapaci di andare oltre la propria autocelebrazione, altre volte impegnati ad inventare memorie più o meno condivise e ad affermare miti di fondazione in funzione di interessi di parte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.