Il volume ricostruisce il non lineare percorso attraverso cui le idee-forza di libertà e democrazia, che nell’Europa contemporanea hanno orientato la modernizzazione politico-istituzionale degli Stati dalla rivoluzione francese in avanti, siano state intese e attuate nel paese e, in particolare, nel Mezzogiorno. Un processo poco progressivo di lungo periodo ha condotto, infatti, fra i residui dell’assolutismo di antico regime, allo sviluppo del liberalismo notabilare ottocentesco, alla trasformazione dei sistemi politici in democrazia e nei totalitarismi del primo dopoguerra prima di dare forma alle attuali democrazie di massa, sulla cui inalterabilità occorre essere prudenti. Il modo con cui una simile transizione si manifesta nel Mezzogiorno costituisce il tema di fondo del libro che assume la provincia di Salerno come paradigmatico caso di studio. Donde l’esame delle classi dirigenti locali affermatesi a Mercato San Severino con le riforme amministrative dei Napoleonidi; l’analisi dell’esperienza parlamentare e di governo di Diego Tajani, ex patriota poi emblema del sistema socio-politico dell’età liberale; la storia delle vicende politiche della provincia durante il ventennio fascista e nel successivo periodo del ritorno alla democrazia; la riflessione sull’azione del deputato socialista Francesco Cacciatore al consiglio comunale della città capoluogo nella fase di consolidamento della “Repubblica dei partiti”. Dalla consultazione di una molteplicità di fonti documentarie, pubbliche e private, emergono i processi che soprintendono alla formazione dell’Italia contemporanea e alla progressiva marginalizzazione del Mezzogiorno, quando nonostante le incertezze e le contraddizioni del sistema restano spazi di responsabilità e d’iniziativa per le classi dirigenti e per i cittadini. Il percorso verso il liberalismo e la democrazia non appare così compiuto una volta per tutte, restando sempre una prospettiva aperta. Donde la considerazione di un guado mai oltrepassato per intero, giacché le possibilità di sviluppo della democrazia sono legate a un concreto cammino e a un continuo avvicinamento al suo ideale. Personalismo dei leaders, clientelismo dominante degli elettori, trasformismo delle correnti, assenza di tradizioni nel ceto medio, mancanza di moderne organizzazioni in grado di mediare tra raggruppamenti locali e candidati politici, ridimensionamento del notabilato liberale, indeterminatezza dell’opinione pubblica, partitizzazione della società sulla base di ideologie contrapposte e di programmi alternativi, consolidamento dei rapporti di forza esistenti mediante lievi mutamenti degli equilibri amministrativi cositutiscono le caratteristiche di lungo e medio periodo di un percorso complessivo che hanno reso la storia del Mezzogiorno un particolare miscuglio di antico e moderno nel più ampio intreccio della vicenda nazionale.

A metà del guado. Libertà e democrazia nel Mezzogiorno contemporaneo (1806-1960)

PARRELLA, Roberto
2009-01-01

Abstract

Il volume ricostruisce il non lineare percorso attraverso cui le idee-forza di libertà e democrazia, che nell’Europa contemporanea hanno orientato la modernizzazione politico-istituzionale degli Stati dalla rivoluzione francese in avanti, siano state intese e attuate nel paese e, in particolare, nel Mezzogiorno. Un processo poco progressivo di lungo periodo ha condotto, infatti, fra i residui dell’assolutismo di antico regime, allo sviluppo del liberalismo notabilare ottocentesco, alla trasformazione dei sistemi politici in democrazia e nei totalitarismi del primo dopoguerra prima di dare forma alle attuali democrazie di massa, sulla cui inalterabilità occorre essere prudenti. Il modo con cui una simile transizione si manifesta nel Mezzogiorno costituisce il tema di fondo del libro che assume la provincia di Salerno come paradigmatico caso di studio. Donde l’esame delle classi dirigenti locali affermatesi a Mercato San Severino con le riforme amministrative dei Napoleonidi; l’analisi dell’esperienza parlamentare e di governo di Diego Tajani, ex patriota poi emblema del sistema socio-politico dell’età liberale; la storia delle vicende politiche della provincia durante il ventennio fascista e nel successivo periodo del ritorno alla democrazia; la riflessione sull’azione del deputato socialista Francesco Cacciatore al consiglio comunale della città capoluogo nella fase di consolidamento della “Repubblica dei partiti”. Dalla consultazione di una molteplicità di fonti documentarie, pubbliche e private, emergono i processi che soprintendono alla formazione dell’Italia contemporanea e alla progressiva marginalizzazione del Mezzogiorno, quando nonostante le incertezze e le contraddizioni del sistema restano spazi di responsabilità e d’iniziativa per le classi dirigenti e per i cittadini. Il percorso verso il liberalismo e la democrazia non appare così compiuto una volta per tutte, restando sempre una prospettiva aperta. Donde la considerazione di un guado mai oltrepassato per intero, giacché le possibilità di sviluppo della democrazia sono legate a un concreto cammino e a un continuo avvicinamento al suo ideale. Personalismo dei leaders, clientelismo dominante degli elettori, trasformismo delle correnti, assenza di tradizioni nel ceto medio, mancanza di moderne organizzazioni in grado di mediare tra raggruppamenti locali e candidati politici, ridimensionamento del notabilato liberale, indeterminatezza dell’opinione pubblica, partitizzazione della società sulla base di ideologie contrapposte e di programmi alternativi, consolidamento dei rapporti di forza esistenti mediante lievi mutamenti degli equilibri amministrativi cositutiscono le caratteristiche di lungo e medio periodo di un percorso complessivo che hanno reso la storia del Mezzogiorno un particolare miscuglio di antico e moderno nel più ampio intreccio della vicenda nazionale.
2009
9788888813837
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