Il saggio – momento di un più ampio progetto di ricerca su l’estetico metropolitano – intende, attraverso il confronto-scontro fra la riflessione zambraniana sulla pietà e quella di Derrida sull’ospitalità, proporre il concetto di intraestetico come attiva pratica di con-tatto e contaminazione fra stili del sentire diversi. Pratica che, sottraendo il sentire all’omologazione a cui spinge la società globalizzata, conduce a un’ospitarsi reciproco che non elimina le differenze, piuttosto rende ciascuna in sé plurale e mobile. L’elaborazione del concetto di intraestetico è avvenuta nel contemporaneo allestimento di un preciso scenario teorico la cui costruzione ha reso necessario la rivisitazione critica di concetti quali “l’essere in comune” per giungere a pensare il comune come differenziazione e polemos, la relazione come una prossimità che è insieme distanza e dissimmetria. Si è voluto in tal modo sottrarre il due alla riduzione al medesimo, come pure all’indifferente lasciar essere della tolleranza, e mettere in campo un altro movimento. Un movimento capace di pensare il fronteggiarsi delle differenze, la loro irriducibilità, come relazione e la relazione come contagio e infezione di ciascuna parte. Parte che è tale perché pluralità agonica e mossa che, in forza di un movimento che sempre da capo si fa, continuamente ri-inventa se stessa. Una ri-invenzione che è educazione estetica.
Per una pietà a-venire. Derrida e Zambrano
DE LUCA, Maria Giuseppina
2013
Abstract
Il saggio – momento di un più ampio progetto di ricerca su l’estetico metropolitano – intende, attraverso il confronto-scontro fra la riflessione zambraniana sulla pietà e quella di Derrida sull’ospitalità, proporre il concetto di intraestetico come attiva pratica di con-tatto e contaminazione fra stili del sentire diversi. Pratica che, sottraendo il sentire all’omologazione a cui spinge la società globalizzata, conduce a un’ospitarsi reciproco che non elimina le differenze, piuttosto rende ciascuna in sé plurale e mobile. L’elaborazione del concetto di intraestetico è avvenuta nel contemporaneo allestimento di un preciso scenario teorico la cui costruzione ha reso necessario la rivisitazione critica di concetti quali “l’essere in comune” per giungere a pensare il comune come differenziazione e polemos, la relazione come una prossimità che è insieme distanza e dissimmetria. Si è voluto in tal modo sottrarre il due alla riduzione al medesimo, come pure all’indifferente lasciar essere della tolleranza, e mettere in campo un altro movimento. Un movimento capace di pensare il fronteggiarsi delle differenze, la loro irriducibilità, come relazione e la relazione come contagio e infezione di ciascuna parte. Parte che è tale perché pluralità agonica e mossa che, in forza di un movimento che sempre da capo si fa, continuamente ri-inventa se stessa. Una ri-invenzione che è educazione estetica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.