Situata a sud della costa orientale dell’Adriatico, posta all’incrocio delle strade che collegano l’Italia ai Balcani da ovest ad est e Venezia al Mediterraneo da nord a sud, Ragusa «è la congiunzione di due movimenti: uno che si svolge sulle strade dei Balcani, l’altro che usa le vie illimitate del mare [..]» . Un crocevia naturale che la Repubblica di S. Biagio abilmente ha saputo trasformare in un mezzo di potente crescita economica. In questa sede verrà esaminato uno dei segmenti di questo movimento, ovvero quello che lega Ragusa al Regno di Napoli. Una storia che inizia presto, nel XIII secolo, quando Ragusa è sotto dominio veneziano, ma è con l’avvento degli Aragonesi che la situazione migliora e la relazione tra il Regno di Napoli e Ragusa si fanno sempre più strette. Sono relazioni che si basano su reciproci interessi economici ma che investono anche il rinnovato ruolo che i sovrani aragonesi – e soprattutto Alfonso - svolgono all’interno del Mediterraneo. Da una parte gli Aragonesi, che comprendono da subito l’importanza e le potenzialità della flotta ragusea, dall’altra la repubblica di S. Biagio, che vedono il Regno di Napoli – e la Puglia in particolare – come un fondamentale mercato di approvvigionamento e un nodo commerciale di strategica importanza: grano soprattutto, ma anche olio e sale Sarebbe fuorviante, però, valutare l’importanza del Regno di Napoli per Ragusa solo dal punto di vista del pur fondamentale ruolo di mercato di approvvigionamento. Gli scambi erano a tutti i livelli e a viaggiare non erano solo le merci. Un ruolo importantissimo, infatti, è rivestito anche dagli uomini, mercanti e non solo, che scelgono Ragusa come sede dei loro affari e, a volte, della loro vita. Aniello Cecapessa è uno di questi: la sua è una storia che può essere presa come modello di questi rapporti, ma che riveste anche una eccezionalità tale da renderla estremamente illuminante per la comprensione del modus operandi della Repubblica.

Non solo grano. Presenze napoletane a Ragusa (Dubrovnik) nella prima età moderna

D'ATRI, STEFANO
2014-01-01

Abstract

Situata a sud della costa orientale dell’Adriatico, posta all’incrocio delle strade che collegano l’Italia ai Balcani da ovest ad est e Venezia al Mediterraneo da nord a sud, Ragusa «è la congiunzione di due movimenti: uno che si svolge sulle strade dei Balcani, l’altro che usa le vie illimitate del mare [..]» . Un crocevia naturale che la Repubblica di S. Biagio abilmente ha saputo trasformare in un mezzo di potente crescita economica. In questa sede verrà esaminato uno dei segmenti di questo movimento, ovvero quello che lega Ragusa al Regno di Napoli. Una storia che inizia presto, nel XIII secolo, quando Ragusa è sotto dominio veneziano, ma è con l’avvento degli Aragonesi che la situazione migliora e la relazione tra il Regno di Napoli e Ragusa si fanno sempre più strette. Sono relazioni che si basano su reciproci interessi economici ma che investono anche il rinnovato ruolo che i sovrani aragonesi – e soprattutto Alfonso - svolgono all’interno del Mediterraneo. Da una parte gli Aragonesi, che comprendono da subito l’importanza e le potenzialità della flotta ragusea, dall’altra la repubblica di S. Biagio, che vedono il Regno di Napoli – e la Puglia in particolare – come un fondamentale mercato di approvvigionamento e un nodo commerciale di strategica importanza: grano soprattutto, ma anche olio e sale Sarebbe fuorviante, però, valutare l’importanza del Regno di Napoli per Ragusa solo dal punto di vista del pur fondamentale ruolo di mercato di approvvigionamento. Gli scambi erano a tutti i livelli e a viaggiare non erano solo le merci. Un ruolo importantissimo, infatti, è rivestito anche dagli uomini, mercanti e non solo, che scelgono Ragusa come sede dei loro affari e, a volte, della loro vita. Aniello Cecapessa è uno di questi: la sua è una storia che può essere presa come modello di questi rapporti, ma che riveste anche una eccezionalità tale da renderla estremamente illuminante per la comprensione del modus operandi della Repubblica.
2014
9788888283418
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4368453
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