Questo studio si propone di contribuire a una più profonda comprensione delle direttrici di sviluppo dell’arte figurativa e della poesia occidentale nel periodo compreso tra la seconda metà del sec. XIX e la prima metà del sec. XX, tracciando un quadro il più possibile esauriente del complesso fenomeno della ricezione, attraverso la sua arte, del mondo giapponese in Occidente. Questo incontro, avvenuto inizialmente attraverso la diffusione dell’arte figurativa e decorativa giapponese in Europa nella seconda metà del sec. XIX, avrà il suo coronamento nei decenni seguenti, quando la diffusione della poesia del Sol levante genererà un intricato labirinto di rimandi tra artisti figurativi, narratori e poeti, che costituirà uno dei punti di svolta decisivi nella creazione della contemporaneità in Occidente. La parte introduttiva dello studio è dedicata alla descrizione dei primi, timidi contatti degli occidentali con il mondo giapponese che, data la lunga chiusura agli stranieri, mantenne fino alla seconda metà del XIX secolo un’aura remota e distante, fonte di fascino per i viaggiatori e gli avventurieri europei. In questo contesto d'isolamento, l’arte e la poesia giapponese svilupparono delle caratteristiche affatto peculiari, secondo raffinati codici estetici in buona parte sottesi della spiritualità zen. Per permettere al lettore di familiarizzare con questi codici, ne analizzo brevemente il processo di formazione e gli esiti principali, soffermandomi sullo sviluppo della forma poetica haiku, che giocherà agli inizi del secolo XX un ruolo notevole nell’elaborazione di una nuova poesia in Europa e in America. Nella prima parte del saggio – intitolata Il Giapponismo in Europa e negli Stati Uniti – ripercorro l’evoluzione diacronica del fenomeno del Japonisme, operando per la prima volta un collegamento diretto e dinamico con la posteriore ricezione della poesia giapponese in Occidente, convinto che, senza tale connessione, non sia possibile comprendere entrambi gli eventi nella loro ampiezza. Nato a Parigi in seguito al ritrovamento dei Manga di Hokusai da parte dell’incisore Braquemond, il Giapponismo si svilupperà in un complesso movimento artistico e filosofico che giungerà a incidere profondamente su alcuni dei maggiori artisti figurativi e degli scrittori europei e americani della fine del XIX secolo. Tra coloro che vissero in Francia, mi soffermo in particolare su Van Gogh, Monet, Toulouse-Lautrec e Degas, analizzando il loro debito verso l’arte giapponese attraverso l’analisi dei dipinti e degli epistolari. In Inghilterra, i protagonisti del Liberty furono ugualmente influenzati dall’essenzialità di segno e dalla qualità artigianale delle stampe e degli oggetti d’arte che venivano dal paese del Sol levante. Il pittore James McNeill Whistler rivestì, in particolare, un ruolo centrale: la sua opera, pervasa di un profondo amore per il Giappone, avvicinò all’universo estetico nipponico i suoi amici Wilde e Mallarmé e la sua figura, insieme a quella dello scrittore Lafcadio Hearn, costituì il traitd’union principale tra il mondo anglosassone e quello giapponese. Anche negli Stati Uniti, infatti, la passione per il Giappone non tardò a sbocciare e l’opera di divulgazione di Fenollosa e del suo allievo Okakura Kakuzo influenzeranno l’intera generazione seguente, permettendo a Ezra Pound di elaborare una nuova prassi poetica con salde radici nelle teorie di Fenollosa. In Italia, con alcuni comprensibili anni di ritardo, la moda del Japonisme rivestì un ruolo altrettanto importante, soprattutto grazie all’opera di intermediazione con i circoli francesi di D’Annunzio, che scrisse novelle e versi d’ambiente giapponese, oltre a essere il primo serio cultore di arte giapponese nel nostro paese. Questa sua passione contagiò il giovane Govoni, la cui produzione giovanile è, come evidenzio, profondamente affine ai canoni poetici nipponici. Nella seconda e conclusiva parte dello studio – intitolata L’haiku e il rinnovamento della poesia occidentale – esamino il successivo processo di ricezione della poesia giapponese nelle tradizioni poetiche francese, italiana e anglo-americana, ricostruendo, per quanto mi è stato possibile, il vasto scacchiere di connessioni dinamiche tra poeti di indole e risultati diversi, ma accomunati tutti da una “fase” giapponese. Partendo dal mondo anglosassone, evidenzio il lavoro di “apostolato” della poesia giapponese compiuto da Ezra Pound, nel tentativo, comune alle menti più brillanti della sua generazione, di rinnovare il linguaggio e le forme poetiche. L’opera poetica e critica di Pound lascerà il segno sulla produzione del gruppo imagista, di W. Stevens e di E. E. Cummings: di tutti analizzo il rapporto con la poesia nipponica e, in particolare, con l’haiku. Parallelamente all’opera di Pound, a Napoli la Diana, diretta da Gherardo Marone, pubblicava le prime traduzioni in italiano di poesia giapponese che, come provo a ricostruire, segnarono in maniera inequivocabile lo sviluppo del giovane Ungaretti, che fu collaboratore della rivista e amico personale di Marone. Negli stessi anni, anche Umberto Saba e Sandro Penna mostravano nei propri scritti una fascinazione per la poesia nipponica, qui analizzata a partire dai testi. Esamino, in conclusione, l’ampia diffusione di forme e tematiche giapponesi nella poesia francese,a partire dal trascurato – e, a mio avviso, fondamentale – avvicinamento di Mallarmé all’arte giapponese, per descrivere dettagliatamente, in seguito, il rapporto che ebbero con il mondo nipponico poeti quali Éluard, Claudel e Rilke.

Il vuoto e la bellezza. Da Van Gogh a Rilke: come l'Occidente incontrò il Giappone.

SICA, GIORGIO
2012-01-01

Abstract

Questo studio si propone di contribuire a una più profonda comprensione delle direttrici di sviluppo dell’arte figurativa e della poesia occidentale nel periodo compreso tra la seconda metà del sec. XIX e la prima metà del sec. XX, tracciando un quadro il più possibile esauriente del complesso fenomeno della ricezione, attraverso la sua arte, del mondo giapponese in Occidente. Questo incontro, avvenuto inizialmente attraverso la diffusione dell’arte figurativa e decorativa giapponese in Europa nella seconda metà del sec. XIX, avrà il suo coronamento nei decenni seguenti, quando la diffusione della poesia del Sol levante genererà un intricato labirinto di rimandi tra artisti figurativi, narratori e poeti, che costituirà uno dei punti di svolta decisivi nella creazione della contemporaneità in Occidente. La parte introduttiva dello studio è dedicata alla descrizione dei primi, timidi contatti degli occidentali con il mondo giapponese che, data la lunga chiusura agli stranieri, mantenne fino alla seconda metà del XIX secolo un’aura remota e distante, fonte di fascino per i viaggiatori e gli avventurieri europei. In questo contesto d'isolamento, l’arte e la poesia giapponese svilupparono delle caratteristiche affatto peculiari, secondo raffinati codici estetici in buona parte sottesi della spiritualità zen. Per permettere al lettore di familiarizzare con questi codici, ne analizzo brevemente il processo di formazione e gli esiti principali, soffermandomi sullo sviluppo della forma poetica haiku, che giocherà agli inizi del secolo XX un ruolo notevole nell’elaborazione di una nuova poesia in Europa e in America. Nella prima parte del saggio – intitolata Il Giapponismo in Europa e negli Stati Uniti – ripercorro l’evoluzione diacronica del fenomeno del Japonisme, operando per la prima volta un collegamento diretto e dinamico con la posteriore ricezione della poesia giapponese in Occidente, convinto che, senza tale connessione, non sia possibile comprendere entrambi gli eventi nella loro ampiezza. Nato a Parigi in seguito al ritrovamento dei Manga di Hokusai da parte dell’incisore Braquemond, il Giapponismo si svilupperà in un complesso movimento artistico e filosofico che giungerà a incidere profondamente su alcuni dei maggiori artisti figurativi e degli scrittori europei e americani della fine del XIX secolo. Tra coloro che vissero in Francia, mi soffermo in particolare su Van Gogh, Monet, Toulouse-Lautrec e Degas, analizzando il loro debito verso l’arte giapponese attraverso l’analisi dei dipinti e degli epistolari. In Inghilterra, i protagonisti del Liberty furono ugualmente influenzati dall’essenzialità di segno e dalla qualità artigianale delle stampe e degli oggetti d’arte che venivano dal paese del Sol levante. Il pittore James McNeill Whistler rivestì, in particolare, un ruolo centrale: la sua opera, pervasa di un profondo amore per il Giappone, avvicinò all’universo estetico nipponico i suoi amici Wilde e Mallarmé e la sua figura, insieme a quella dello scrittore Lafcadio Hearn, costituì il traitd’union principale tra il mondo anglosassone e quello giapponese. Anche negli Stati Uniti, infatti, la passione per il Giappone non tardò a sbocciare e l’opera di divulgazione di Fenollosa e del suo allievo Okakura Kakuzo influenzeranno l’intera generazione seguente, permettendo a Ezra Pound di elaborare una nuova prassi poetica con salde radici nelle teorie di Fenollosa. In Italia, con alcuni comprensibili anni di ritardo, la moda del Japonisme rivestì un ruolo altrettanto importante, soprattutto grazie all’opera di intermediazione con i circoli francesi di D’Annunzio, che scrisse novelle e versi d’ambiente giapponese, oltre a essere il primo serio cultore di arte giapponese nel nostro paese. Questa sua passione contagiò il giovane Govoni, la cui produzione giovanile è, come evidenzio, profondamente affine ai canoni poetici nipponici. Nella seconda e conclusiva parte dello studio – intitolata L’haiku e il rinnovamento della poesia occidentale – esamino il successivo processo di ricezione della poesia giapponese nelle tradizioni poetiche francese, italiana e anglo-americana, ricostruendo, per quanto mi è stato possibile, il vasto scacchiere di connessioni dinamiche tra poeti di indole e risultati diversi, ma accomunati tutti da una “fase” giapponese. Partendo dal mondo anglosassone, evidenzio il lavoro di “apostolato” della poesia giapponese compiuto da Ezra Pound, nel tentativo, comune alle menti più brillanti della sua generazione, di rinnovare il linguaggio e le forme poetiche. L’opera poetica e critica di Pound lascerà il segno sulla produzione del gruppo imagista, di W. Stevens e di E. E. Cummings: di tutti analizzo il rapporto con la poesia nipponica e, in particolare, con l’haiku. Parallelamente all’opera di Pound, a Napoli la Diana, diretta da Gherardo Marone, pubblicava le prime traduzioni in italiano di poesia giapponese che, come provo a ricostruire, segnarono in maniera inequivocabile lo sviluppo del giovane Ungaretti, che fu collaboratore della rivista e amico personale di Marone. Negli stessi anni, anche Umberto Saba e Sandro Penna mostravano nei propri scritti una fascinazione per la poesia nipponica, qui analizzata a partire dai testi. Esamino, in conclusione, l’ampia diffusione di forme e tematiche giapponesi nella poesia francese,a partire dal trascurato – e, a mio avviso, fondamentale – avvicinamento di Mallarmé all’arte giapponese, per descrivere dettagliatamente, in seguito, il rapporto che ebbero con il mondo nipponico poeti quali Éluard, Claudel e Rilke.
2012
978-88-6666-185-6
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11386/4668075
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