Poeta e oratore meridionale nato ad Aversa negli anni Trenta del Cinquecento e trasferitosi a Napoli dove frequentò importanti intellettuali ed entrò a far parte dell’Accademia degli Svegliati, Paolo Pacello è autore di alcune orazioni e di un ponderoso Canzoniere, mai approdato alla stampa, caratterizzato da una notevole varietà tematica; alle rime di argomento amoroso si affiancano infatti testi di corrispondenza e di polemica letteraria, nonché violente satire in direzione antiecclesiastica, antinobiliare e antispagnola che offrono spunti di riflessione sulla complessa dialettica fra l’aristocrazia del Mezzogiorno e la sovranità spagnola. Il presente saggio è finalizzato a mettere in luce, attraverso una selezione di testi particolarmente significativi della silloge, i tratti peculiari della poetica dell’autore che, contrapponendosi ad istanze proprie del canone manieristico diffuso nella seconda metà del Cinquecento nella lirica meridionale, tra le quali l’allontanamento dalla realtà, lo svilimento del contenuto e il culto del virtuosismo stilistico, considera l’artificio letterario funzionale all’espressione delle sue convinzioni sociali e politiche e dei referenti concreti della sua battaglia etica e ideologica.

Sulle "Rime" di Paolo Pacello

Falardo, Domenica
2017-01-01

Abstract

Poeta e oratore meridionale nato ad Aversa negli anni Trenta del Cinquecento e trasferitosi a Napoli dove frequentò importanti intellettuali ed entrò a far parte dell’Accademia degli Svegliati, Paolo Pacello è autore di alcune orazioni e di un ponderoso Canzoniere, mai approdato alla stampa, caratterizzato da una notevole varietà tematica; alle rime di argomento amoroso si affiancano infatti testi di corrispondenza e di polemica letteraria, nonché violente satire in direzione antiecclesiastica, antinobiliare e antispagnola che offrono spunti di riflessione sulla complessa dialettica fra l’aristocrazia del Mezzogiorno e la sovranità spagnola. Il presente saggio è finalizzato a mettere in luce, attraverso una selezione di testi particolarmente significativi della silloge, i tratti peculiari della poetica dell’autore che, contrapponendosi ad istanze proprie del canone manieristico diffuso nella seconda metà del Cinquecento nella lirica meridionale, tra le quali l’allontanamento dalla realtà, lo svilimento del contenuto e il culto del virtuosismo stilistico, considera l’artificio letterario funzionale all’espressione delle sue convinzioni sociali e politiche e dei referenti concreti della sua battaglia etica e ideologica.
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