Il 25 gennaio, nella centralissima piazza Tahrir (Liberazione) si presenta una scena sorprendente persino agli occhi di coloro che quella manifestazione l’avevano organizzata: Tahrir era stracolma, tutte le via d’accesso traboccanti di una folla ‘arcobaleno’, in cui, come in tante altre strade e piazze d’Egitto si scorgevano tutte le componenti della società egiziana. Decine se non centinaia di migliaia di persone in piazza al Cairo, in una scienza che si ripeteva in tutto il paese: da Alessandria a Ismailia, da Mahalla a Port Said, da Suez a Damanhour a Minia. La sorpresa era una reazione naturale, del resto tale era la repressione del regime che al Cairo una manifestazione aveva ‘successo’ se scendevano in piazza qualche centinaio, forse qualche migliaio di manifestanti. Persino la celebre manifestazione organizzata dai sindacati indipendenti nel centro industriale di Mahalla il 6 aprile 2008 avevano visto la partecipazione di ‘appena’ quarantamila persone. Sorpresa, quindi, comprensibile anche da parte della polizia, che si è trovata a dover concedere il campo ai manifestanti. Una sorpresa che non è durata, e nel cuore della notte, con solo un nocciolo duro di manifestanti rimasti, la polizia ha riconquistato la piazza a suon di lacrimogeni, proiettili di gomma (ed alcuni veri), e manganelli. Ma la sorpresa vera è venuta il giorno dopo, con manifestazioni ancor più grandi del giorno precedente. È qui il vero punto di rottura: a fronte della violenza della polizia, questa volta gli egiziani hanno reagito. Ed al grido di ‘Silmiyya!’ (non-violenza) si sono ripresi la piazza.

Lezioni dalle rivolte arabe

Teti G
2011-01-01

Abstract

Il 25 gennaio, nella centralissima piazza Tahrir (Liberazione) si presenta una scena sorprendente persino agli occhi di coloro che quella manifestazione l’avevano organizzata: Tahrir era stracolma, tutte le via d’accesso traboccanti di una folla ‘arcobaleno’, in cui, come in tante altre strade e piazze d’Egitto si scorgevano tutte le componenti della società egiziana. Decine se non centinaia di migliaia di persone in piazza al Cairo, in una scienza che si ripeteva in tutto il paese: da Alessandria a Ismailia, da Mahalla a Port Said, da Suez a Damanhour a Minia. La sorpresa era una reazione naturale, del resto tale era la repressione del regime che al Cairo una manifestazione aveva ‘successo’ se scendevano in piazza qualche centinaio, forse qualche migliaio di manifestanti. Persino la celebre manifestazione organizzata dai sindacati indipendenti nel centro industriale di Mahalla il 6 aprile 2008 avevano visto la partecipazione di ‘appena’ quarantamila persone. Sorpresa, quindi, comprensibile anche da parte della polizia, che si è trovata a dover concedere il campo ai manifestanti. Una sorpresa che non è durata, e nel cuore della notte, con solo un nocciolo duro di manifestanti rimasti, la polizia ha riconquistato la piazza a suon di lacrimogeni, proiettili di gomma (ed alcuni veri), e manganelli. Ma la sorpresa vera è venuta il giorno dopo, con manifestazioni ancor più grandi del giorno precedente. È qui il vero punto di rottura: a fronte della violenza della polizia, questa volta gli egiziani hanno reagito. Ed al grido di ‘Silmiyya!’ (non-violenza) si sono ripresi la piazza.
2011
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