Lo scrittore molisano Giose Rimanelli illustrava a Cesare Pavese il proprio romanzo d’esordio 'Tiro al piccione' (1953) come la «storia di un giovane che vede la Resistenza dalla parte sbagliata». L’opera, però, pone in primo piano il problema della prospettiva per ben altre ragioni: più del punto di vista sulla guerra civile a contare è il punto di vista nella guerra, l’ottica del protagonista-narratore e il suo sguardo sulla realtà. E in 'Tiro al piccione' esso risulta segnato da distorsioni e obnubilamenti, che rappresentano il correlativo di una crisi dell’io soltanto nutrita dall’esperienza bellica, strettamente legata ai temi della memoria e della formazione. Il contributo ne analizza i percorsi rintracciando nel motivo del “vedere” un asse portante anche della produzione successiva dell’autore e della sua sperimentazione narrativa.
Peripezie del "vedere" in Tiro al piccione di Giose Rimanelli
Alessio Bottone
2023
Abstract
Lo scrittore molisano Giose Rimanelli illustrava a Cesare Pavese il proprio romanzo d’esordio 'Tiro al piccione' (1953) come la «storia di un giovane che vede la Resistenza dalla parte sbagliata». L’opera, però, pone in primo piano il problema della prospettiva per ben altre ragioni: più del punto di vista sulla guerra civile a contare è il punto di vista nella guerra, l’ottica del protagonista-narratore e il suo sguardo sulla realtà. E in 'Tiro al piccione' esso risulta segnato da distorsioni e obnubilamenti, che rappresentano il correlativo di una crisi dell’io soltanto nutrita dall’esperienza bellica, strettamente legata ai temi della memoria e della formazione. Il contributo ne analizza i percorsi rintracciando nel motivo del “vedere” un asse portante anche della produzione successiva dell’autore e della sua sperimentazione narrativa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.