Nelle scritture plurilingue di tanta letteratura contemporanea, Rebecca Walkowitz (2015) ha riconosciuto un radicamento in sotterranee pratiche traduttive. Nei romanzi «born-translated» gli autori intraprendono, così Walkowitz, un processo di svelamento dell’atto traduttivo («unforgetting translation»), inteso come orizzonte sempre presente nel processo di creazione letteraria, sia in termini di potenziale traducibilità del testo in altre lingue – e dunque di inserimento in altri mercati letterari –, sia come elemento strutturante della loro configurazione estetica. Del resto, la scrittura plurilingue non è da intendersi come la presenza di più lingue all’interno di uno spazio testuale (Wolf 2013), quanto piuttosto come un principio culturale che sfida i confini tra le lingue e che, così facendo, contrasta l’ideologia del monolinguismo, ossia uno dei perni su cui si fondano le istituzioni sociopolitiche occidentali (Dembeck 2017, Yildiz 2012). In ultima analisi, esse si configurano come scritture sovversive che rifiutano concezioni reazionarie e nazionalistiche delle identità culturali, collettive e individuali (Yildiz 2012). Obiettivo del contributo è l’esplorazione delle difficoltà e sfide che emergono quando un testo plurilingue e «born-translated» viene immesso in un nuovo mercato editoriale, trasformandosi, dunque, in una traduzione al quadrato. Al fine di esplorare questo interrogativo, vengono analizzate le edizioni italiane della raccolta di racconti Mutterzunge (1990), apparso come La lingua di mia madre (2007) nella traduzione di Silvia Palermo, e del romanzo Die Brücke vom goldenen Horn (1998), tradotto come Il ponte del Corno d’oro (2010) da Umberto Gandini. Attraverso la lente teorica della sociologia della traduzione, l’analisi della resa delle strategie plurilingue e di literal translation di Özdamar verrà contestualizzata in una riflessione più ampia non solo intorno all’ immissione di questa nuova scrittrice nel panorama editoriale italiano, ma, soprattutto, intorno alle potenzialità e ai limiti del repertorio letterario italiano del plurilinguismo contemporaneo italiano.
Traduzioni al quadrato. Tradurre il plurilinguismo o Il caso di Emine Sevgi Özdamar
Beatrice Occhini
2024
Abstract
Nelle scritture plurilingue di tanta letteratura contemporanea, Rebecca Walkowitz (2015) ha riconosciuto un radicamento in sotterranee pratiche traduttive. Nei romanzi «born-translated» gli autori intraprendono, così Walkowitz, un processo di svelamento dell’atto traduttivo («unforgetting translation»), inteso come orizzonte sempre presente nel processo di creazione letteraria, sia in termini di potenziale traducibilità del testo in altre lingue – e dunque di inserimento in altri mercati letterari –, sia come elemento strutturante della loro configurazione estetica. Del resto, la scrittura plurilingue non è da intendersi come la presenza di più lingue all’interno di uno spazio testuale (Wolf 2013), quanto piuttosto come un principio culturale che sfida i confini tra le lingue e che, così facendo, contrasta l’ideologia del monolinguismo, ossia uno dei perni su cui si fondano le istituzioni sociopolitiche occidentali (Dembeck 2017, Yildiz 2012). In ultima analisi, esse si configurano come scritture sovversive che rifiutano concezioni reazionarie e nazionalistiche delle identità culturali, collettive e individuali (Yildiz 2012). Obiettivo del contributo è l’esplorazione delle difficoltà e sfide che emergono quando un testo plurilingue e «born-translated» viene immesso in un nuovo mercato editoriale, trasformandosi, dunque, in una traduzione al quadrato. Al fine di esplorare questo interrogativo, vengono analizzate le edizioni italiane della raccolta di racconti Mutterzunge (1990), apparso come La lingua di mia madre (2007) nella traduzione di Silvia Palermo, e del romanzo Die Brücke vom goldenen Horn (1998), tradotto come Il ponte del Corno d’oro (2010) da Umberto Gandini. Attraverso la lente teorica della sociologia della traduzione, l’analisi della resa delle strategie plurilingue e di literal translation di Özdamar verrà contestualizzata in una riflessione più ampia non solo intorno all’ immissione di questa nuova scrittrice nel panorama editoriale italiano, ma, soprattutto, intorno alle potenzialità e ai limiti del repertorio letterario italiano del plurilinguismo contemporaneo italiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.