Partendo dalle testimonianze di tre intellettuali del secolo XI, Amato di Montecassino, l’abate Desiderio e Pier Damiani, si presentano in questo contributo le strategie prevaricatrici attuate dai principi longobardi Pandolfo IV di Capua e Guaimario IV di Salerno durante la loro ascesa politica, con particolare attenzione alle azioni di violenza compiute a danno degli ordinari diocesani e dei grandi cenobi del Mezzogiorno. L’indagine chiarisce che le azioni dispotiche dei principi non furono illogiche, ma parte di programmi politici fnalizzati al raggiungimento di una dignità più elevata rispetto a quella ereditata dagli avi; inoltre, che il giudizio espresso da Pier Damiani derivò verosimilmente dalla testimonianza dell’arcivescovo Lorenzo di Amalf. Dopo una rapida prospettiva sulla consorteria principesca di Benevento, in cui si evidenzia l’assenza di profli politici equiparabili a Pandolfo IV e Guaimario IV, si offrono alcune considerazioni conclusive sulle modalità con cui gli intellettuali cassinesi registrarono le vicende dei due sovrani longobardi e sulle ragioni che concorsero all’elaborazione del solo ritratto negativo di Pandolfo IV.
Alla stregua di lupi feroci. Violenza e competizione politica nella Langobardia meridionale del secolo XI
TAGLIENTE A
2023
Abstract
Partendo dalle testimonianze di tre intellettuali del secolo XI, Amato di Montecassino, l’abate Desiderio e Pier Damiani, si presentano in questo contributo le strategie prevaricatrici attuate dai principi longobardi Pandolfo IV di Capua e Guaimario IV di Salerno durante la loro ascesa politica, con particolare attenzione alle azioni di violenza compiute a danno degli ordinari diocesani e dei grandi cenobi del Mezzogiorno. L’indagine chiarisce che le azioni dispotiche dei principi non furono illogiche, ma parte di programmi politici fnalizzati al raggiungimento di una dignità più elevata rispetto a quella ereditata dagli avi; inoltre, che il giudizio espresso da Pier Damiani derivò verosimilmente dalla testimonianza dell’arcivescovo Lorenzo di Amalf. Dopo una rapida prospettiva sulla consorteria principesca di Benevento, in cui si evidenzia l’assenza di profli politici equiparabili a Pandolfo IV e Guaimario IV, si offrono alcune considerazioni conclusive sulle modalità con cui gli intellettuali cassinesi registrarono le vicende dei due sovrani longobardi e sulle ragioni che concorsero all’elaborazione del solo ritratto negativo di Pandolfo IV.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.