La diagnosi dei disturbi dello sviluppo, tradizionalmente ancorata a paradigmi biomedici e cognitivisti, rischia di ridurre l’individuo a una mera entità deficitaria, trascurando la complessità dialettica tra fattori organici e socio-culturali. Il seguente contributo si propone di effettuare una disamina delle teorie e delle posizioni espresse da Lev S. Vygotskij nell’opera “Fondamenti di Difettologia” (1993)1, al fine di tentare una loro ricontestualizzazione alla luce di paradigmi psicopedagogici e sociopolitici più moderni, invitando ad una riflessione critica sulla natura delle pratiche diagnostiche e sulle attuali tendenze etichettatrici che caratterizzano il settore sanitario ed educativo. In particolare, si intende evidenziare la portata trasformativa della prospettiva storico-culturale vygotskijana nella rilettura del concetto di “deficit” non come limite fisso, bensì come disarmonia funzionale dinamica, suscettibile di riorganizzazione attraverso mediazioni culturali, partecipazione intersoggettiva e pratiche educative intenzionali. Integrando riflessioni teoriche ed evidenze empiriche, l’articolo promuove una visione del deficit come leva per processi di “sovracompensazione” e sviluppo delle funzioni psichiche superiori, in opposizione alle attuali tendenze etichettanti e patologizzanti. Si prospetta così una pedagogia inclusiva fondata su diagnosi dinamiche, ambienti capacitanti e una costruzione relazionale della conoscenza, in cui la differenza venga valorizzata come risorsa per il potenziamento collettivo.
Oltre deficit ed etichette: il paradigma difettologico vygotskijano per una pedagogia inclusiva
Daniele Nicolella
2025
Abstract
La diagnosi dei disturbi dello sviluppo, tradizionalmente ancorata a paradigmi biomedici e cognitivisti, rischia di ridurre l’individuo a una mera entità deficitaria, trascurando la complessità dialettica tra fattori organici e socio-culturali. Il seguente contributo si propone di effettuare una disamina delle teorie e delle posizioni espresse da Lev S. Vygotskij nell’opera “Fondamenti di Difettologia” (1993)1, al fine di tentare una loro ricontestualizzazione alla luce di paradigmi psicopedagogici e sociopolitici più moderni, invitando ad una riflessione critica sulla natura delle pratiche diagnostiche e sulle attuali tendenze etichettatrici che caratterizzano il settore sanitario ed educativo. In particolare, si intende evidenziare la portata trasformativa della prospettiva storico-culturale vygotskijana nella rilettura del concetto di “deficit” non come limite fisso, bensì come disarmonia funzionale dinamica, suscettibile di riorganizzazione attraverso mediazioni culturali, partecipazione intersoggettiva e pratiche educative intenzionali. Integrando riflessioni teoriche ed evidenze empiriche, l’articolo promuove una visione del deficit come leva per processi di “sovracompensazione” e sviluppo delle funzioni psichiche superiori, in opposizione alle attuali tendenze etichettanti e patologizzanti. Si prospetta così una pedagogia inclusiva fondata su diagnosi dinamiche, ambienti capacitanti e una costruzione relazionale della conoscenza, in cui la differenza venga valorizzata come risorsa per il potenziamento collettivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.