Nell’attuale crisi planetaria caratterizzata da un regime di guerra globale primeggia un accordo basato sul rilancio dell’accumulazione del capitale a partire da economie e logiche di guerra, mentre assistiamo alla strepitosa caduta della narrativa del modello di globalizzazione neoliberale con la sua retorica dell’espansione del benessere economico e della prosperità sociale. Tuttavia, per alcuni territori del mondo, questa promessa non ha mai assunto la forma di una realtà tangibile; anzi, tutto il contrario, tre decenni di implementazione del neoliberismo sono stati sufficienti per intensificare la precarizzazione della vita, l’aumento delle diseguaglianze e l’aggravamento di molteplici tipi di violenza. A fronte di questa realtà che attraversa in modo trasversale l’America Latina, i femminismi, al plurale, dispiegano eterogenee «capacità creative rigenerative» di trame comuni che sostengono la vita, sfidano il modello capitalista e la sua espressione coloniale e patriarcale sui corpi e i territori, e mentre lo fanno, trasformano ed ampliano gli orizzonti del possibile. In questo articolo facciamo riferimento ai femminismi controegemonici, contro la guerra e il neoliberismo, che sfidano a partire dalle loro epistemologie e pratiche quotidiane le visioni binarie del mondo: privato e pubblico; natura e cultura; umano e non umano; produzione e riproduzione, urbano e rurale, individuale e collettivo, sviluppo e sottosviluppo. Da questo punto di partenza, i femminismi rispondono a dinamiche di espropriazione, ipersfruttamento, indebitamento2, diseguaglianze socioambientali (Ulloa, 2022), molteplici spoliazioni di energia vitale dai corpi e dai territori3, che si intensificano attraverso strutture classiste, razziste e coloniali in tutta la regione. La Colombia non è un’eccezione: il ruolo del movimento femminista è una chiave di comprensione fondamentale dei processi di riconfigurazione politica e sociale di questi ultimi anni, tra i più importanti che abbia mai vissuto il paese. A partire da questa prospettiva, segnaliamo tre elementi centrali dell’attuale congiuntura colombiana: in primo luogo la firma degli Accordi di Pace tra la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionare della Colombia – Esercito del Popolo FARC-EP e il governo nel 2016, che includono un capitolo etnico con prospettiva di genere, il più avanzato degli accordi di pace in relazione al riconoscimento dei diritti delle donne e delle diversità sessuali. A seguire, l’estallido social del 20212021, evento inedito per la trasversalità spaziale delle mobilitazioni, la durata temporale, la radicalità delle rivendicazioni e la convergenza di diverse soggettività subalternizzate, incluso la partecipazione con un ruolo protagonista del mondo dei femminismi popolari; infine il trionfo elettorale, per la prima volta in 200 anni di storia repubblicana, di una coalizione progressista e popolare alle elezioni del 2022, con la vittoria del presidente Gustavo Petro Urrego, ex guerrigliero dell’ M-19 (movimento guerrigliero nato come risposta ai brogli elettorali delle élite politiche ed economiche) e la vicepresidenta afrocolombiana Francia Márquez, avvocata, ambientalista e femminista, che è stata lavoratrice domestica e leader delle lotte sociali antiestrattiviste nel Cauca.
Altri mondi che già esistono: prospettive femministe contro la guerra dalla Colombia
Natalia Hernandez Fajardo
2025
Abstract
Nell’attuale crisi planetaria caratterizzata da un regime di guerra globale primeggia un accordo basato sul rilancio dell’accumulazione del capitale a partire da economie e logiche di guerra, mentre assistiamo alla strepitosa caduta della narrativa del modello di globalizzazione neoliberale con la sua retorica dell’espansione del benessere economico e della prosperità sociale. Tuttavia, per alcuni territori del mondo, questa promessa non ha mai assunto la forma di una realtà tangibile; anzi, tutto il contrario, tre decenni di implementazione del neoliberismo sono stati sufficienti per intensificare la precarizzazione della vita, l’aumento delle diseguaglianze e l’aggravamento di molteplici tipi di violenza. A fronte di questa realtà che attraversa in modo trasversale l’America Latina, i femminismi, al plurale, dispiegano eterogenee «capacità creative rigenerative» di trame comuni che sostengono la vita, sfidano il modello capitalista e la sua espressione coloniale e patriarcale sui corpi e i territori, e mentre lo fanno, trasformano ed ampliano gli orizzonti del possibile. In questo articolo facciamo riferimento ai femminismi controegemonici, contro la guerra e il neoliberismo, che sfidano a partire dalle loro epistemologie e pratiche quotidiane le visioni binarie del mondo: privato e pubblico; natura e cultura; umano e non umano; produzione e riproduzione, urbano e rurale, individuale e collettivo, sviluppo e sottosviluppo. Da questo punto di partenza, i femminismi rispondono a dinamiche di espropriazione, ipersfruttamento, indebitamento2, diseguaglianze socioambientali (Ulloa, 2022), molteplici spoliazioni di energia vitale dai corpi e dai territori3, che si intensificano attraverso strutture classiste, razziste e coloniali in tutta la regione. La Colombia non è un’eccezione: il ruolo del movimento femminista è una chiave di comprensione fondamentale dei processi di riconfigurazione politica e sociale di questi ultimi anni, tra i più importanti che abbia mai vissuto il paese. A partire da questa prospettiva, segnaliamo tre elementi centrali dell’attuale congiuntura colombiana: in primo luogo la firma degli Accordi di Pace tra la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionare della Colombia – Esercito del Popolo FARC-EP e il governo nel 2016, che includono un capitolo etnico con prospettiva di genere, il più avanzato degli accordi di pace in relazione al riconoscimento dei diritti delle donne e delle diversità sessuali. A seguire, l’estallido social del 20212021, evento inedito per la trasversalità spaziale delle mobilitazioni, la durata temporale, la radicalità delle rivendicazioni e la convergenza di diverse soggettività subalternizzate, incluso la partecipazione con un ruolo protagonista del mondo dei femminismi popolari; infine il trionfo elettorale, per la prima volta in 200 anni di storia repubblicana, di una coalizione progressista e popolare alle elezioni del 2022, con la vittoria del presidente Gustavo Petro Urrego, ex guerrigliero dell’ M-19 (movimento guerrigliero nato come risposta ai brogli elettorali delle élite politiche ed economiche) e la vicepresidenta afrocolombiana Francia Márquez, avvocata, ambientalista e femminista, che è stata lavoratrice domestica e leader delle lotte sociali antiestrattiviste nel Cauca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.